giorgio levi

Mercoledì è il 1° Maggio, non nascondetevi. Stiamo uniti. Prima che gli editori ci divorino per sempre

Il 1° Maggio del 2018

Sono almeno una decina d’anni che su questo blog cerco le parole adatte per ricordare che il 1° Maggio è la festa dei lavoratori. E quindi dei giornalisti. Dei precari, dei non contrattualizzati, degli sfruttati, dei sottopagati. Del loro lavoro vilipeso da editori, pseudo editori, finti imprenditori. E dalle grandi proprietà che si fanno beffe dei contratti, che ricattano, che tagliano i costi partendo dai collaboratori e umiliando i dipendenti riducendo il valore del loro contratto di lavoro.

Potrei fare nomi e cognomi, ma li sapete anche voi. La situazione è insostenibile da anni, proprio perché la crisi ha permesso ai padroni di tenere ben stretto il guinzaglio del ricatto che stringono al collo dei giornalisti. E che naturalmente stanno quieti per non perdere quel filo sottilissimo che li lega a qualcuno che li compensa con 5 euro al pezzo.

Ho vissuto, nel mio passato, anni di sindacato difficilissimi. Ricordo in Mondadori la battaglia per mantenere alta l’indipendenza dei giornalisti, la guerra per impedire a Berlusconi di diventare il padrone del mercato e d’imporre la sua legge sul sistema informativo italiano.  Ma anche gli scontri per ottenere contratti nazionali e integrativi che fossero dignitosi. Ci siamo riusciti? Qualche volta sì, altre no. Però c’eravamo, abbastanza uniti da non farci soverchiare dal potere finanziario ed economico che proprio alla fine di quegli anni Ottanta s’impadroniva delle case editrici, che avevano scritto la storia del giornalismo in Italia.

Tuttavia, i tempi sono cambiati. Mai come oggi siamo ridotti alla povertà di idee, di progetti e soprattutto di denaro. Già dieci anni fa gli editori ci dicevano che la crisi mondiale li stava mettendo in ginocchio. Ma in questi 10 anni l’Europa dei giornali è tornata a crescere, a produrre reddito, anche con le immense opportunità fornite dalla rete. Vedi Francia, Germania e Gran Bretagna. Noi siamo sempre in coda, sempre nella crisi, sempre più poveri. E i giornalisti sempre più maltrattati.

Ora, secondo me, ci vuole un minimo di coraggio. Se vi sfruttano, se portate a casa 600 euro al mese lavorando per un grande editore, se vi rifiutano anche il più modesto dei contratti, questo, e soltanto questo, è il momento di stare tutti insieme. Per la vostra dignità, per le vostre famiglie, per quello che sarà il futuro.

Mercoledì 1° Maggio sarà una buona occasione. So benissimo che a molti di voi schifa il sindacato, per mille ragioni. Ma il sindacato c’è, può darsi che non vi piaccia, ma è l’unico punto fermo che ci tiene insieme. Le lotte cominciano dall’unità. Da soli, di questi tempi, non andrete da nessuna parte.

L’Associazione Stampa Subalpina, che da decenni si batte per i diritti dei lavoratori e oggi ancora di più per precari e sfruttati, sarà al corteo del 1° Maggio a Torino. L’appuntamento è alle 9 circa davanti al bar Elena in piazza Vittorio a Torino.

Cerchiamo di stare insieme almeno in questo giorno. Facciamo vedere che ci siamo. Magari non cambierà nulla, ma avremo dimostrato che quell’unità che cerchiamo non è perduta. Altrimenti gli editori avranno gioco sempre più facile a metterci l’uno contro l’altro e non ci saranno più battaglie per difendere i nostri diritti.