Comscore è il più famoso istituto di elaborazione dati della rete che esiste al mondo. Monitoraggio che va dal traffico web all’attività di streaming video fino al potere di acquisto dei consumatori. Per arrivare al rilevamento del traffico utenti dei giornali.
Comscore è stata fondata dall’italiano Gian Fulgoni nel 1999 a Reston, in Virginia. Dal 2007 è quotata al Nasdaq. Sono state moltissime le acquisizioni in questi anni, la più nota è quella di Certifica, una società di internet marketing con sede a Santiago del Cile, che ha permesso a Camscore di diventare leader di mercato in tutto il Sud America.
Naturalmente Comscore si occupa anche del mercato editoriale italiano e della presenza dei maggiori editori in rete. E’ appena uscita la classifica di febbraio, pubblicata qui da Primaonline. Il dato più evidente che salta agli occhi è la totale assenza di tutte le testate del gruppo Gedi.
Il gruppo romano, che fa capo a Marco De Benedetti, ha infatti tolto i tag che collegavano i suoi quotidiani al rilevamento dati di Camscore. Così non sono entrati in classifica La Repubblica, La Stampa, i quotidiani Gnn (ex Finegil – Espresso), BusinessInsider, Il Secolo XIX e Huffington Post.
Questa ritirata dal rilevamento della società numero uno al mondo in materia d’indagini statistiche sui movimenti in rete pone non pochi interrogativi. Perché Repubblica, Stampa, L’Espresso e una quindicina di quotidiani Gnn non compaiono più? C’è stato un disaccordo con Comscore di cui nessuno è a conoscenza? I dati sono così magri che per il bene del mercato pubblicitario è meglio non confrontarsi più con altri giornali online?
E’ ovvio che non ci saranno mai risposte, ci siamo abituati. Ma il segnale è pessimo. E tutto fa pensare che quello che fino adesso è stato detto sia completamente fuori dalla realtà.
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