giorgio levi

Armi di distrazione di massa. Da Toninelli a Salvini. Perché l’informazione ci casca ogni volta

Alla fine ci sono cascato anch’io, come milioni di altri frequantatori della rete. Mondo dell’informazione compreso. Così, ho postato sul mio profilo Facebook la foto di Salvini che poggia il suo testone sui fianchi della fidanzata. O ex, se proprio uno vuole essere preciso.

Tuttavia, questo non ha molta importanza. Quello che conta è che ancora una volta questa enorme, credulona, beota (me compreso, il mio post ha generato decine di like e decine di condivisioni) massa di twittatori si è gettata dietro alla prima esca lanciata in pasto alla rete. Dov’è l’errore? In realtà, e all’apparenza non c’è, la foto di due personaggi molto noti immortalati a letto nel giorno dell’abbandono è pur sempre, quello che si dice, una notizia. Difatti, i maggiori quotidiani, pur di non perdersi un click, hanno riportato quasi simultaneamente la stessa immagine, che aveva già fatto il giro dei social.

In realtà l’errore c’è, ed è quello di essere caduti in una trappola politica. Salvini usciva da una due giorni complicata, sul piano dell’immagine, con quella foto che lo ritraeva sorridente a bordo di un gommone a Venezia, mentre il Veneto crollava sotto l’infuriare delle tempeste, con danni, feriti e territori devastati. Salvini ci faceva capire che era pronto a verificare di persona la devastazione, sottolineando l’immediata impresa con il suo solito motto, derivato dall’epopea fascista chi si ferma è perduto.

Sui social naturalmente quel faccione grasso sorridente, così in contrasto con la gravità della situazione, generava un’ondata d’indignazione. Era dunque necessario distrarre le masse di twittatori con una foto, che in meno di 48 ore, avesse riportato il ministro alla sua dimensione di cucciolone che ha perso la fidanzata. Così, ci saremmo tutti dimenticati della cazzata della foto precedente.

Infatti, è andata così. Quasi con lo stesso copione del grillino Toninelli, forse il più incompetente ministro della storia repubblicana, che qualche mese fa si era fatto ritrarre sorridente come un bimbo, in studio da Bruno Vespa, con in mano un modellino del ponte Morandi, come se fosse un giocattolo. Dimenticandosi delle decine di morti di una delle più terribii tragedie italiane degli ultimi 50 anni.

E allora che cosa ha fatto Toninelli qualche giorno dopo? Si è fatto ritrarre con un progetto di ponte assolutamente ridicolo (quello a due piani con bar e ristoranti) da costruire al posto del Morandi. Era credibile una cazzata di questo genere? No, ma ha distratto l’interesse su Toninelli, che è tornato ad essere quel Cappuccetto Rosso sperduto nel bosco, immagine che lui stesso si è ritagliato con dovizia di particolari.

In entrambe le circostanze il mondo dell’informazione si è mangiato l’esca, spostando un primo piano gravissimo su un altro molto meno idiota. Certo, Salvini e Toninelli non sono stati gli unici e nemmeno i primi. Diciamo che nell’era dei social creare volutamente confusione nella gente che passa le giornate a scrivere stupidaggini, quelle foto sono state utili al loro fine politico, che è quello di conservare a accrescere il consenso.

Il vero problema è quando chi svolge questa professione non sa distinguere la realtà dalle armi di distrazione di massa. Me compreso, che faccio il giornalista da 45 anni. Mi prendo un impegno. Il prossimo Salvini o Toninelli di turno che posteranno una loro tenerissima immagine di brave persone scriverò un post sulla ferocia che ci mette questo governo a imbrigliare la libertà di stampa.

So benissimo che questo post che scrivo sul mio blog genererà un seguito di lettori ridicolo, ma per l’impegno che mi sono preso lo trovavo necessario.