Mi pare una soluzione equa quella scelta dal Consiglio nazionale dell’Ordine per sanzionare i reprobi della formazione professionale. Un avvertimento per quelli che un minimo di sforzo per arrivare ai 60 crediti in tre anni lo hanno fatto, una censura per chi ha totalizzato zero crediti. E ai recidivi una possibile sospensione. Di più credo non si potesse fare. A parte condannarli a morte, a 30 colpi di frusta in redazione, alla garrota nella sede dell’Ordine, a 10 anni di carcere all’Asinara, che non c’è più ma si può sempre riaprire con il titolo di Casa di Correzione per i giornalisti che se sono battuti dei crediti formativi.
Naturalmente la voce del popolo dei social ha già espresso tutto il suo disgusto. Il più oxfordiano dei commenti che ho letto stamattina diceva pressapoco: “Mi sono rotto i coglioni per tre anni ad accumulare crediti e adesso quei cazzoni che sono a zero al massimo li avvertono. Io li avrei avvertiti a calci in culo”.
L’indisponente ex presidente Enzo Iacopino ha definito un buffetto le sanzioni appena approvate. Proprio lui che, appena iniziato il primo anno di formazione, disse che per le sanzioni avrebbero dovuto pensarci i Consigli di disciplina regionali e che non c’era alcuna direttiva da emanare da parte dell’Ordine nazionale.
La formazione è un obbligo di legge, ma è una norma che non può funzionare per i giornalisti. L’abbiamo detto milioni di volte. Avvocati, notai, medici forse sì. I giornalisti non si aggiornano ascoltando altri giornalisti che pontificano su altri giornalisti e su “quanto era figo io che facevo la guerra in Vietnam”. Tuttavia, quei 60 crediti sono obbligatori. Per tutti, anche per chi sgambetta come un mulo pur di non andare ad un evento formativo. Forse avvertimento e censura non fanno così paura come una multa da 300 euro, ma sono comunque una sanzione disciplinare, e fino a quando esisterà l’obbligo di essere iscritti a quest’ordine professionale per poter lavorare, un peso possono sempre averlo.
Lo so bene che molti avrebbero preferito infilare il cappio al collo dei colleghi inadempienti al Rondò d’la Forca e lasciarli cadere nella botola. Ma non c’è più don Cafasso a perdonarti per avere accumulato solo 20 crediti in tre anni. E quindi non si può fare. Accontentatevi di essere censurati.