giorgio levi

E’ già battaglia sul 5G. Nelle casse dello Stato potrebbero entrare 2,5 miliardi

Se è vero che con la nuova tecnologia 5G  si giocherà una partita decisiva nella comunicazione, anche per il settore dell’informazione, è altrettanto vero che è partita corsa accanita, tra gli operatori, per aggiudicarsi l’asta che consentirà di accedere ad un sistema rivoluzionario sul fronte delle connessioni alla rete da smartphone e apparecchi di telefonia mobile.

La manovra appena varata del Consiglio dei ministri contiene le norme che regoleranno la cosiddetta asta delle frequenze per il 5G (acronimo di 5th Generation)  che permettono prestazioni e velocità superiori di connessione. La base d’asta, secondo quanto anticipato alla vigilia del Cdm sarà di 2,5 miliardi di euro lordi. Ma c’è chi ipotizza che possa arrivare fino a 4 miliardi. Alcune delle frequenze (la banda 700) saranno disponibili solo a partire dal 2022. In ogni casoe ntro il 1° luglio di quell’anno le frequenze dovranno essere tutte liberate. Il Mef potrebbe quindi disporre un pagamento per tranche nel corso degli anni e non in un’unica soluzione. Ovvero 1,25 miliardi già nel 2018 all’assegnazione di una parte delle frequenze, 2 miliardi nel 2022 al secondo round di assegnazioni. Le licenze dei diritti d’uso avranno durata 20 anni.

E’ dunque un punto irrinunciabile per le telco accaparrarsi le loro quote, centrali per la crescita economica e per operare in un mercato sempre più concorrenziale. Già di recente le aziende di telecomunicazioni hanno sborsato 2 miliardi per il rinnovo fino al 2029 delle frequenze 900 e 1800 MHz, nel 2011 avevano già speso 4 miliardi per gli 800 MHz, senza scordare che Vodafone e Telecom nel 2015 si sono portate a casa le frequenze della cosiddetta Banda L (1452 e i 1492 Mhz) per 230 milioni cadauna potenziando le loro reti.

E al punto in cui siamo non è nemmeno da escludere l’interesse dei grandi gruppi editoriali per le compagnie telefoniche. Accordi commerciali o addirittura acquisizioni. La partita che si giocherà su una tecnologia che permetterà agli smartphone di diventare veri e propri apparecchi televisivi (un film sarà scaricabile in pochi secondi) apre una frontiera decisiva per il futuro dell’informazione.

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