giorgio levi

La riformetta dell’Ordine alla prova delle elezioni dell’ 8 e 15 ottobre

(foto screenshot Youtube)

Evidentemente il presidente Mattarella (o chi per lui) non ha ben chiaro come vanno le faccende all’Ordine dei giornalisti. Alla consegna del Ventaglio ha detto: “In Italia di recente è stata riformata la normativa sull’Ordine dei giornalisti, consolidando l’autonomia della professione e riaffermandone il carattere di professione intellettuale. Adesso va attuata”.

Al presidente sfugge che non c’è stata nessuna riforma, alcuna normativa che “consolidi l’autonomia delle professione” e tutto il resto. Quella che Mattarella definisce con magnanimità riforma non era altro che una postilla alla riforma sull’editoria e aveva come unico effetto la riduzione dei consiglieri nazionali. L’autonomia, l’indipendenza, la libertà, le fake news, la ricerca della verità, non c’entrano niente. La riformetta non si è occupata di loro, la legge che regola questa professione ha quasi 60 anni e nessuno ha mai avuto il coraggio di metterci mano. O di cancellarla del tutto, come tanti chiedono da anni.

Così tra meno di due mesi andiamo alle elezioni con la medesima e logora auto d’epoca. Si vota l’8 ottobre e il 15, giorno di ballottaggio. I seggi in Piemonte saranno allestiti a Torino, Novara e Alessandria.

Sull’Ordine segnalo un articolo qui scritto da Ruben Razzante, docente di diritto dell’Informazione. Diciamo, che non concordo su nulla, ma lo segnalo. Dopo l’estate vedremo.