I cinesi quando s’impegnano non hanno rivali. Soprattutto in Occidente, dicono loro. Weibo è il Facebook di Pechino, quasi 700 milioni di utenti, forse quasi un miliardo con la diffusione degli smartphone tra i più giovani. Scrive il il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post: “Gli utenti di Weibo possono segnalare una bufala cliccando nell’angolo in alto a destra di un post. Un team di Weibo a quel punto esaminerà se il post è stato ripubblicato per più di 100 volte o è stato segnalato da più di 10 utenti. In alcuni casi coloro che sono a favore o contro i contenuti sono autorizzati a presentare entro 24 ore dalla segnalazione del post, le prove circa la veridicità o meno delle informazioni. In quel periodo il post è come in discussione. Un comitato di esperti prende poi una decisione finale sulla veridicità del messaggio sulla base delle prove”. E poi cala la scure delle sanzioni che è pesante e scoraggia chiunque dal diffondere notizie false. Naturalmente tutto ciò non tiene conto della censura che è rigidissima in ogni forma di comunicazione in rete. Da sempre sono vietati Facebook, Twitter, Youtube e tutto quanto potrebbe portare il netizen cinese a leggere notizie poco gradite a Pechino. C’è poi un Great Firewall che impedisce, di fatto, di accedere a molti siti considerati sensibili dalla dirigenza cinese.
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