giorgio levi

Buon 2016, a maggio elezioni dell’Ordine. Errori ed incognite di tre anni

ordine

Chiude un anno complicato. Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte si avvia a concludere il suo mandato triennale. A maggio 2016 (il 21 o il 28) ci saranno nuove elezioni. E’ presto per elencare quello che è andato bene e quello che non ha funzionato. Lo farò più avanti nel tempo.

Quello che oggi posso dire, prima che il 2015 ci lasci, è che la maggioranza, quella su cui avevamo puntato le carte per governare l’Ordine e chiesto il voto alle ultime elezioni, in realtà si è dissolta fin dal primo giorno di lavoro.

Nelle votazioni importanti (fortunatamente poche, ma ahimé fondamentali) dove Insieme per l’Ordine avrebbe dovuto esprimersi compatto, si è presentato diviso.  Ho opinioni ben precise sulle responsabilità, ma ci sarà modo e tempo. Quello che oggi è chiaro è che non c’è stata una conduzione politica dell’Ordine per il perseguimento di programmi e obiettivi comuni.  Se la filosofia è “ognuno faccia come gli pare”  allora abbiamo perso tre anni. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti non è “il presidente di tutti” (affermazione già pomposa per quello della Repubblica, figuriamoci per questa nostra minuscola, e così com’è, inutile aggregazione) ma è il presidente proposto ed eletto da Insieme per l’Ordine. Questo è.  E ciò comporta delle responsabilità politiche, prima tra tutte la capacità di condividere progetti, azioni e scelte di programma tra i componenti della stessa maggioranza.

E’ presto per un bilancio finale, ma il segno di questa consiliatura è ormai chiaro. Tra le vicende intricate e farraginose voglio qui ricordare quella di Maria Valabrega, la collega de La Stampa scomparsa quest’anno. Le ragioni della sua mancata, seppur legittima designazione a presidente del Collegio di disciplina, non sono mai state approfondite come si sarebbe dovuto, e io so quanto Maria abbia sofferto per questo. Credo che sia ora di farlo.

Arrivare uniti, con la designazione di un presidente e di consiglieri che imprimano una svolta decisa alla conduzione dell’Ordine, è l’obiettivo indispensabile. E poi lavorare bene, con le idee chiare, forti del consenso che Insieme per l’Ordine potrà avere dai colleghi. Chi pensa che si possa governare l’Ordine con maggioranze “alternative” se ne dovrà assumere la responsabilità.

Dovremo anche tenere conto che Insieme per l’Ordine non avrà più dalla sua parte la mente lucida, razionale e determinata di Vera Schiavazzi. Sarà dura, ma proprio per questo trovare la rotta giusta da soli sarà uno stimolo a fare meglio e a non commettere gli errori di questi tre anni per le scelte future.

Buon 2016. Buon, diciamo migliore.

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