
Sul Il Corriere della Sera di domenica 12 febbraio c’è un pezzo di Federico Rampini che dovrebbe farci riflettere. Molto riflettere. Il tema è l’Intelligenza Artificiale, o meglio come IA irromperà a breve nella professione del giornalista. Scrive Rampini: “In America soffia un vento di panico per le performance strepitose di ChatGPT, l’intelligenza artificiale che alla velocità della luce scrive articoli, saggi, su ordinazione, su qualsiasi tema, con una qualità elevata e spesso superiore a quella di noi umani”. Rampini ha messo alla prova IA con tema l’invasione cinese dell’Africa. Dice: “Sono sotto choc, ho il vago sospetto di avere perso io”. Lunghezza 5 mila parole. Tempo impiegato: 5 minuti primi. “Ho letto il risultato. Dignitoso. Non solo per la forma, ortografia, e sintassi in un inglese perfetto. Anche il contenuto. Una sintesi che definirei equilibrata e aggiornata d’informazioni e analisi correnti sul tema della Cina in Africa”.
Ma c’è di più. IA impara a velocità impressionante. Tanto è vero che Bloomberg già ora fa scrivere i commenti di Borsa a ChatGPT. La rivista The Atlantic ha chiesto ad IA di scrivere un articolo nello stile di Atlantic e lei (o lui, non so se maschio o femmina) lo ha fatto. Naturalmente si dirà che quelle sono faccende americane e chissà quando arriveranno qui. Il fatto è che nascono IA in ogni parte del mondo, sempre più perfette, perché alle società informatiche si sono aperte le porte di un mercato di proporzioni globali impressionanti.
Un paio di giorni fa sono stato all’inaugurazione del master di giornalismo Giorgio Bocca di Torino che aveva ospite ad un dibattito (ne ho parlato qui) Nic Newman che nel 1997 è stato uno dei fondatori del sito web della Bbc News, dove ha guidato la redazione esteri. In qualità di Head of Product Development and Engineering per Bbc News, ha contribuito a introdurre innovazioni come app, blog, podcasting e video on-demand. Per dieci anni ha guidato team digitali, sviluppando siti web, applicazioni TV mobili e interattive per notizie, sport, meteo e locali. Una delle massime autorità in materia di studi sulle prospettive del giornalismo. Newman viene da Oxford, quindi siamo lontani dagli Usa. Con questa ricerca ha indicato quali prospettive ci aspettano nella professione per i prossimi anni.
Una parte della ricerca è dedicata ad IA. E alla velocità con cui si sviluppa e migliora sè stessa in modo sorprendente. Newman ha mostrato una slide con un articolo di 80 parole, scritto in pochi secondi. Certo breve, ma corretto, con tutte le informazioni necessarie, composto come si scrive un pezzo seguendo ogni regola della professione.
Tra i partecipanti alla tavola rotonda c’era anche Luca Sofri, direttore de Il Post. Sofri ha detto che già adesso lui sarebbe in grado di avere pronti mille articoli al giorno scritti dall’intelligenza artificiale. E’ ovvio, ha aggiunto, che questa non è la linea editoriale del suo giornale e quindi non avrà mai IA tra i suoi redattori. Per Sofri in una scala da 1 a 10 l’intelligenza artificiale nelle redazioni potrà produrre articoli fino a 7, lasciando 8, 9 e 10 alla scrittura umana, diciamo come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Così, ho chiesto a Sofri che fine faranno tutti quei redattori che oggi lavorano, in quella scala, fino a 7 e che non troveranno posto nello spazio ristretto che rimane (8, 9 e 10) al lavoro tradizionale. Insomma, mi sono posto un problema di occupazione, pensando a quanti ne abbiamo già oggi. La risposta di Sofri è che i giovani dovranno reinventarsi il mestiere. Il che è corretto, è già molto evidente adesso, ma il passaggio, non è difficile prevederlo, sarà complicato per tutti. Infine, un altro problema, quando si parla di Intelligenza Artificiale per domani s’intende domani mattina, non dopodomani. Siamo pronti?
La mia personalissima idea è che gli editori si getteranno su IA appena ne avranno la possibilità tecnica (ma non c’è niente di difficile) e non appena si siederanno ad un tavolo a fare i conti. D’altra parte, che aria tira lo si vede già ora. Più che giornalisti, i grandi quotidiani assumono ingegneri, destinati alla rivoluzione. Il cambiamento, che ormai è alle porte, va a passo di corsa verso quel sistema produttivo.
E per quanto i ragazzi, che cominciano ora o sono già nella la professione, sapranno reinventarsi, aggregarsi, costruirsi start up destinate al nuovo mondo, nulla sarà più come prima.
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