
Voto di gradimento a La Stampa sulla nuova vicedirettrice Annalisa Cuzzocrea. I numeri sono questi: aventi diritto al voto 186, 77 i voti ricevuti. Nel dettaglio: 65 favorevoli, 5 contrari, 6 astenuti, 1 scheda bianca. In pratica solo un terzo della redazione ha votato. E soltanto 65 su 186 si è dichiarato favorevole.
Una risposta silenziosa, ma significativa, ad un malumore ampiamente diffuso. Il pensionamento del vicedirettore Flavio Corazza, storica colonna della Stampa, sostituito in poche ore da Cuzzocrea è apparso abbastanza anomalo. In genere i tempi sono molto più lunghi.
Che significa? Che la maggior parte dei giornalisti è in sofferenza. Che capisce che c’è qualcosa nella macchina del giornale che non funziona. Secondo quanto riportato da Charlie (la newsletter de Il Post) che disaggrega i dati di diffusione sottraendo dai numeri ufficiali (102.123) quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e quelle acquistate da terzi La Stampa a gennaio si attesta su 87.819 copie vendute, il 10% in meno rispetto alle rilevazioni precedenti. Il Corriere della Sera fa -7% e La Repubblica -12%.
Dunque, tutti in negativo. Ma occhio al fuoco che a La Stampa cova sotto la cenere, ovvero il distacco della maggior parte dei redattori dalle decisioni dei vertici, persino con il voto di gradimento ad una vicedirettrice, la prima nella storia più che centenaria del giornale e che avrebbe dovuto, anche per questo, raccogliere un consenso generale.
A questo si aggiungono voci, esterne al giornale e non confermate, di una imminente partenza di Massimo Giannini, non si sa se volontaria o accompagnata. Quello che è certo è che in alcuni settori, come le Province, senza un capo da quasi due mesi, e senza che la direzione mostri segnali d’interesse, diversamente da come è accaduto con la nomina rapidissima di Cuzzocrea, il malumore è ormai evidente.