giorgio levi

Fine di un’epoca. L’Ordine dei giornalisti ha ancora un senso? L’ultimo giorno da consigliere

Alla fine ho riposto penna, taccuino e iPad nello zaino e sono tornato a casa. La mia esperienza di consigliere regionale dell’Ordine di giornalisti del Piemonte è finita oggi alle 11,55 del 23 settembre 2021. Dopo 8 anni in Consiglio e altri 3 da revisore dei conti.

Pedalando in bicicletta verso casa mi sono fatto una domanda. Che cosa mi è rimasto di significativo in tutto questo tempo? La risposta è stata: quasi nulla. Voglio dire, tutti ricordiamo qualcosa dei posti dove abbiamo lavorato e avuto rapporti con altri colleghi. Io ho memoria nei dettagli di avvenimenti di 40 anni fa.

Com’è che di questa lunga esperienza di consigliere dell’Ordine (e per tre anni anche Tesoriere) non mi è rimasto incollato un solo episodio rilevante, una litigata, una presa di posizione, uno scazzo, un’occhiata di antipatia, una pacca sulle spalle, una soddisfazione, una parolaccia, un insulto, un pugno battuto sul tavolo? Com’è che tutto è filato liscio come l’olio, lubrificato e morbido, che ogni cosa dibattuta è scivolata via senza che nemmeno me ne accorgessi? Swishhh.

Ho partecipato ad ogni incontro del Consiglio. A titolo gratuito, non ho mai chiesto un rimborso spese. Un caffè al bar, un panino, una corsa con la metro. In autunno, inverno, primavera, estate. Credo di avere pienamente assolto in 8 anni al mio compito. E a quello che i colleghi elettori mi avevano destinato. C’ero anche alle riunioni in streaming pandemia, che sembravano i collegamenti di Neil Armstrong con Houston nel 1969.

E oggi, che è stato l’ultimo giorno, immaginavo di poter dire qui qualcosa di utile, di andare orgoglioso e di tenere la testa alta per una battaglia vinta. In tutti questi anni abbiamo audito decine e decine di colleghi, ascoltato storie, rivendicazioni, polemiche, richieste. Abbiamo convocato direttori di quotidiani, periodici e magazine perché ci dimostrassero che nei loro giornali non si frullava la pubblicità con l’informazione. Ci hanno raccontato sempre un sacco di balle. Perché così irrispettosi del nostro ruolo?

Sono entrato qui convinto che l’Ordine fosse una istituzione vetusta da abolire. Mi sono ricreduto in parte nei primi anni di consiliatura. Esco con la stessa idea che avevo all’inizio. L’Ordine dei giornalisti si fonda su una legge del 1963, quando il massimo della tecnologia erano le macchine da scrivere. Quelle meccaniche. Come si può nel 2021 assecondare le esigenze, le richieste, le necessità di una popolazione di giornalisti che in Italia conta 110 mila iscritti, la maggior parte dei quali non svolge la professione? O se ne ricava un reddito lavora in un mondo di tecnologia, di filosofia del lavoro e di pensiero che non ha più nulla in comune con quello delle macchine da scrivere.

Che cosa fare? Onestamente non lo so, nonostante tutti questi anni di frequentazione. C’è chi ipotizza riforme, alcune più radicali, altre più blande. Quelle approvate fino ad oggi sono state riformette, che non hanno modificato la sostanza. E poi ci sono guerre interne per i posti di potere e lo capiremo meglio alle imminenti elezioni. Ma forse la domanda vera è: ha ancora senso un Ordine dei giornalisti? C’è un vasto schieramento che ne chiede l’abolizione, che lo considera una tassa annuale da pagare per poter lavorare, colleghi contrari che non si possono ignorare, e che andranno ascoltati.

Se l’intento sarà quello di ricostruire moralmente la categoria attorno ad una cosa che metta insieme i problemi di tutti bisognerà essere credibili su tanti piani, a cominciare da quello deontologico e della formazione professionale, che dovrà essere di altissimo profilo. Rimboccarsi le maniche fin da subito, per dare, in un tempo ragionevole, risposta ad una popolazione che spesso guadagna 5 euro lorde a notizia. Questo sistema di Ordine non rappresenta più i suoi iscritti.

Tuttavia, è un problema che oggi non mi riguarda. A chi s’incammina adesso su questa strada auguro buon viaggio. Il mio problema è una questione di tempo. Quello atmosferico. Mi piace stare in sella alla mia bicicletta, ma se non piove è meglio.

4 thoughts on “Fine di un’epoca. L’Ordine dei giornalisti ha ancora un senso? L’ultimo giorno da consigliere

  1. Pedala, pedala libero caro Giorgio la battaglia per far sì che la quota annuale di iscrizione all’Ordine non sia solo una tassa è stata persa da tempo. Ci ho creduto anch’io nelle stanze romane e poi a Torino in quel palazzo Mayneri sempre meno dei giornalisti. Ci abbiamo provato, ne sono uscito deluso e anche un po’ scornato. Nessun rimpianto solo una gran voglia di aria pulita.

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