
Ho raccontato già altre volte quello che disse nel luglio del 2005 Giulio Anselmi, il giorno del suo insediamento da direttore a La Stampa ai suoi redattori: “Posso giustificare tutto, ma non la sciatteria”. Aveva ragione, la sciatteria nella confezione di un giornale infastidisce i lettori e li allontana dalla lettura. Più di quanto si possa immaginare.
Sono trascorsi 16 anni e siamo ancora qui a parlare di sciatteria. Mi riferisco al caso Augias di questa settimana. Com’è noto l’anziano giornalista di Repubblica ha raccontato, nella sua rubrica, di essere incappato in una mail sgrammaticata che aveva ricevuto da Enel, e del malfunzionamento delle istruzioni che conteneva. Si trattava di un caso di phishing e non c’entrava niente con Enel. Ne riceviamo tutti ogni giorno, da anni, in gran quantità ai nostri indirizzi di posta, finte informazioni che fanno riferimento a grandi compagnie industriali e che servono a carpire i nostri dati. Per Augias evidentemente si trattava di una novità. Il giornalista si è anche scusato: “Sono caduto in una trappola”. E’ del tutto comprensibile che un pur bravo giornalista ci sia cascato come un pollo, nessuno di noi può dire come sarà il suo rapporto con la tecnologia a più di 80 anni di età.
Ma santiddio nessuno in quel giornale si è accorto del grossolano errore? Come cacchio funzionano le macchine dei giornali? Che filtro c’è tra un collaboratore che scrive e quello che risulta pubblicato sul giornale? A occhio direi che non c’è nessun filtro. Licenziati, nella maggior parte dei casi, i correttori di bozze (che una scemenza di queste proporzioni l’avrebbero rilevata subito) l’unico filtro è il redattore che passa il pezzo e lo mette in pagina. Si sarà preso un cazziatone da un caposervizio, perché la pubblicità che ne esce per Repubblica è pessima. I social amplificano qualsiasi sputo per denigrare il lavoro dei giornali. E’ ovvio che può capitare, quando magari devi passare e titolare altri dieci pezzi con il fiato sul collo. E poi la rubrica di Augias, chi poteva immaginare?
Tra l’altro, anche l’Espresso (sempre gruppo Gedi) ci ha messo del suo. Con questa pagina, ampiamente derisa sui social. Un altro segno di sciatteria. Se tagli i servizi essenziali alla fattura di un giornale, il risultato è questo. E poi non serve piagnucolare sul crollo delle vendite.

Per quanto riguarda l’articolo di Bernardo Valli nell’Espresso del 24 gennaio 2021.
C’erano una volta i correttori di bozze.
Ma ci sono anche adesso programmi di scrittura che possono generare uno qualsiasi dei centinaia di caratteri dell’alfabeto latino.
Se io, prossimo alla pensione, riesco a scrivere senza problemi Friedrich Dürrenmatt penso che posa (o meglio debba) riuscire a farlo anche un giornalista.
Taglia, taglia, taglia i costi e alla fine questi sono i risultati.