Il direttore di Domani, il nuovo quotidiano di Carlo De Benedetti, Stefano Feltri sta ultimando il trasloco da Chicago, dove ha abitato fino ad oggi, a Roma, sede della redazione del quotidiano. L’editore è Editoriale Domani, che fa capo ad una fondazione, e ha invece sede legale a Torino.
Un momentaccio per chi fa questo mestiere. Feltri lo sa: “I giornalisti non godono di buona reputazione. Molti li considerano una casta con privilegi e potere. Questo vale per una minoranza assunta in decenni lontani, che però pesa ancora parecchio sui conti delle imprese editoriali. I giornalisti italiani oggi, anche quelli bravi, sono spesso freelance pagati qualche decina di euro a pezzo, a prescindere dalla qualità del loro lavoro. Perche’ tutte le risorse sono investite negli stipendi di baby boomers molto garantiti e ancora lontani dalla pensione. Gruppi editoriali dai conti insostenibili dipendono dai favori governativi per piani di prepensionamenti e aiuti vari, giornalisti giovani e meno giovani pronti a fare inchieste interessanti non trovano chi le finanzia. Risultato: c’e’ una carenza di giornalismo di inchiesta e di analisi indipendenti e un eccesso di giornalismo che e’ mera amplificazione delle attivita’ del governo. O, ancora piu’ spesso, dei suoi annunci e delle successive polemiche dell’opposizione”.
Sul tavolo (per ora virtuale di direttore) Feltri riceve ogni giorno centinaia di mail di colleghi che si propongono, come spiega nella sua newsletter: “Domani non può assumere tutti, anzi, stiamo costruendo una squadra piccola e battagliera perché anche con un editore forte la prima garanzia di indipendenza è avere un modello di business sostenibile e conti in ordine”.
Feltri: “Leggo tutti i curricula e cerco di rispondere a tutte le mail, ma vi chiedo uno sforzo ulteriore. Pensate a qualche progetto di inchiesta, qualcosa che possa davvero interessare a un pubblico preciso, mettete a fuoco a chi volete parlare e di quale budget avete bisogno per finanziare la vostra idea”.