giorgio levi

Emilio Fede scrive a Mattarella. “Mi trattano peggio di un boss mafioso”

Emilio Fede ha un diavolo per capello, per quanto finti e tinti siano. Fede, 88 anni, sta scontando una condanna a 4 anni e 7 mesi agli arresti domiciliari a Milano per sfruttamento della prostituzione nel caso Ruby bis. Tra poco dovrebbe iniziare l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Qualche giorno fa ha chiesto un permesso all’autorità giudiziaria per andare a trovare la figlia Sveva, che abita ad Arezzo, e la moglie Diana De Feo che sta a Napoli. “E’ tanto tempo che non le vedo”.

Il magistrato gli ha negato il permesso di 5 giorni. Così, Fede ha scritto al presidente Mattarella: “Con ricordo ed affetto le segnalo il mio nuovo indirizzo, una lapide al cimitero”.

E’ infuriato e dice: “Ho rispettato con rigore tutte le norme, e rispetterò anche il lavoro ai servizi sociali. Vorrei almeno rispetto  per mia moglie, ex senatrice, persona perbenissimo. Sono un garantista, ma i mafiosi sono persone perbene rispetto a me che, evidentemente, sono un delinquente comune”.