
Urbano Cairo, presidente di Rcs, 63 anni a maggio
Dovrebbero essere 50 (circa il 15% del Gruppo) i giornalisti di Rcs destinati ai prepensionamenti, ottenuti grazie ai fondi stanziati dallo Stato a favore degli editori che chiedono lo stato di crisi, dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2020.
Cairo si è mosso come l’astuta aquila sulla preda già a dicembre, subito dopo il via libera del governo ha messo le carte sul tavolo. John Elkann per Gedi è sulla stessa via. Si aspetta di sapere che cosa farà la Mondadori di Berlusconi, ormai svuotata di gran parte del suo panorama giornalistico, ma dovrebbe imboccare la medesima strada degli altri. Dai ragazzi, tutti in prepensionamento!
C’è un dettaglio però che riguarda Braccino Corto. Scrive qui Dagospia (che a sua volta ha ripreso Il Fatto Quotidiano), che ha rilanciato la notizia: “Gli ultimi dati della trimestrale (vedere bilancio in. pdf qui sotto) di settembre dicono che il gruppo Rcs ha perduto, in 12 mesi, 40 milioni di ricavi, pari al 5,5% del totale: giù sia i ricavi diffusionali (-6,3%) sia quelli pubblicitari (-4,7%). Ovviamente l’ ex assistente di Silvio Berlusconi in Publitalia ha agito dove sa fare meglio, recuperando quasi 40 milioni sui costi operativi. Tanto che i margini industriali lordi sono rimasti di fatto invariati intorno a 100 milioni. L’ utile di periodo cala però a 40 milioni rispetto ai 52 milioni di 12 mesi prima. Una cifra comunque notevole e che ne fa tuttora il gruppo editoriale con la migliore redditività”.
E allora perché agire con la leva dei prepensionamenti? Facile, spiega Dago: “Un modo come un altro per guadagnare tempo agendo su una leva dei costi, quella del lavoro giornalistico, su cui ha finora operato poco, preferendogli tagli sugli acquisti e sui servizi generali. Certo, proclamare lo stato di crisi o meglio una ristrutturazione aziendale con alle spalle utili per 85 milioni nel 2018 mentre quelli attesi per il 2019 sono intorno ai 50-60 milioni, suona quasi come una bestemmia. In più nel 2018 è tornato il dividendo staccato agli azionisti (Cairo in testa), pari a 31 milioni”.
Alla fine chi ci rimetterà sarà l’Inpgi, l’ente di previdenza già abbastanza martoriato, che dovrà erogare nuove pensioni. I prepensionamenti toglieranno contribuzioni importanti, in cambio di assunzioni con il contagocce e con i contributi dei giornalisti attivi, che a loro volta hanno stipendi sempre più bassi. Quando sono fortunati.
Così, da un lato il governo dà una mano ad aziende, che in utile come Rcs non avrebbero dovuto ricorrere all’ aiuto pubblico, e dall’altra contribuisce al dissesto dell’ ente di previdenza che ha uno sbilancio tra entrate e uscite previdenziali che si aggira sui 150 milioni l’ anno.
Credits
Bilancio Rcs al 30 settembre 2019