So benissimo che è un dibattito senza senso, di fronte al dramma dell’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovc, a cui va il rispetto e l’amore dell’intera tifoseria italiana. Tuttavia ieri, in apertura di conferenza stampa, voluta dallo stesso Sinisa per spiegare che cosa gli è accaduto, il tecnico si è mostrato amareggiato per le rivelazioni anticipate sulla malattia che “per 2 o 300 copie in più di vendita hanno rotto un’amicizia ventennale”.
Sul banco degli imputati c’è Ivan Zazzaroni, non nelle sue vesti di giudice di ballo, ma in quelle di direttore del Corriere dello Sport. Da quello che si è potuto capire Zazzaroni ha ricevuto in anteprima la notizia della malattia di Sinisa. E l’ha pubblicata, pur non rilevando nulla natura del male. Da qui, prima lo sconcerto di Sinisa e poi la bufera sui social che hanno virtualmente menato di brutto Zazzaroni.
Oggi, in un editoriale, il direttore scrive: “Il giorno prima (della conferenza stampa, ndr) avevo urlato in redazione tutta la mia rabbia quando intorno alle 17 mi avevano raccontato che l’amico di vent’anni era malato di leucemia e che molti sapevano. Devo sempre far prevalere l’angoscia di chi soffre. Ho fatto il giornalista e non l’amico che avrebbe dovuto attendere un’altra mezza giornata per lasciare che fosse lo stesso Sinisa a raccontare. Dopo aver ascoltato le sue parole e aver visto il suo volto, riconosciuto il coraggio di sempre, ho capito che mi sarei dovuto scusare pubblicamente con lui: avrei dovuto fare l’amico, “Sini”, come nei vent’anni precedenti, non col giornalista che peraltro ha raccomandato ai suoi di non scrivere una riga sull’entità della malattia. L’ultima verità. Quella parola che fa paura. Dovevo fare una scelta, di fronte al tuo pianto, al tuo dolore, so di aver fatto quella sbagliata. Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento. Gli ho inviato un messaggio, il contenuto non lo rivelo: conta solo che si riprenda bene e in fretta, tutto il resto riguarda la mia coscienza. Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore”.
Zazzaroni ha fatto bene o male a pubblicare? La risposta è molto più complessa di quanto non possa sembrare. Da un punto di vista professionale non c’è alcun dubbio: la notizia bisognava darla. Qualunque essa fose, nessuno di noi metterebbe nel casseto un’informazione così importante, in attesa di una conferenza stampa. Sotto il profilo umano Zazzaroni è una cacca. Se è vero che lui e Sinisa sono amici da vent’anni. Io una telefonata gliela avrei fatta, per chiedere se la divulgazione in anteprima poteva danneggiare lo sfortunato tecnico Bologna.
Evidentemente non c’è stata e Zazzaroni, sbagliando, ha fatto il suo mestiere. Che non è quello di nascondere le informazioni, ma semmai di divulgarle il più in fretta possibile. Persino quando ascolti la confessione drammatica di un tuo amico.