
La fotografia è di Antonia Mulas, pubblicata sul sito Il Valore Italiano
Sul suo profilo Facebook Giuliana Einaudi ha ricordato nei giorni scorsi il padre, a vent’anni dalla scomparsa. Ringrazio Giuliana che ha autorizzato la pubblicazione su questo blog del suo scritto.
“Chi lo ricorda, Giulio Einaudi, oggi? Qui a Torino sono pochi, sembra. Quando passo da Via Biancamano mi sembra la casa degli spiriti. Sento le voci.
Vedo Gerlìn, la sua faccia sempre sorridente, con la manica vuota della giacca appuntata sul petto , in piedi, all’ingresso, vedo Defanti che parcheggia la macchina, ( il primo e indimenticabile autista di mio padre, ex partigiano, che si occupava di lui e di noi come e più della sua vera famiglia.)
Mio padre infatti non sapeva guidare, ma gli piaceva molto andare in giro, e aveva sempre bisogno di qualcuno al volante (guai però se si sorpassavano i 100 all’ora!).
Noi bambini non andavamo mai in “ufficio “, era piuttosto l’ufficio che veniva a casa nostra, a cena, il mercoledì, dopo la famosa riunione. Una volta sono venuti anche Marcuse e Evtushenko. E così per noi Elio Vittorini e Italo Calvino erano come degli zii, Gigliola Venturi, la moglie di Franco, mi sgridava come se fosse stata lei mia madre, Franco Lucentini e la moglie Simone mi affascinavano con quella loro aria parigina, mentre io andavo a scuola con Marco, il figlio di Norberto Bobbio, e Susanna, la figlia di Raniero Panzieri, e mio fratello era amico di Albertina, la figlia di Giulio Bollati.
Io, poi, ero sempre un po’ innamorata di qualcuno (non faccio nomi), ma è stato solo quando sono entrata a lavorare in casa editrice a Torino che ho conosciuto tutti, dai redattori ai preparatori, dai correttori ai tipografi, da Oreste Molina a Nino Colombo, da Paolo Collo a Viola Lapiccirella, da Silvio Zamorani a Rosanna Piergiovanni, da Claudio Troja a Sergio Borgetto, da Sandro Colajanni a Luciano Lovera ad Alberto Papuzzi, e poi Nico Orengo, Guido Davico Bonino, Ernesto Ferrero, Roberto Cerati, Francesco Ciafaloni e Luca Baranelli, Edia Manente, Corrado Vivanti, Andrea Casalegno, Paolo Fossati, Giulio Bollati e Agnese Incisa, tutti, dall’ufficio stampa alla segretaria, dall’ufficio tecnico con Mara Mo e Bongiovanni alla signorina Dridzo, un’apolide di origine russa che conosceva un sacco di lingue che si occupava dell’ufficio diritti. ll dottor Santoni era l’amministratore, Franca Portinaro e Renata Paglietti si occupavano dei pagamenti, mentre il fratello Osvaldo si occupava del personale..
Mi ricordo che un giorno in corridoio ho visto Mario Rigoni Stern con Primo Levi. Natalia Ginzburg stava a Roma, l’ho conosciuta a uno dei primi saloni del libro.
Io ero approdata nell’81 in via Biancamano dalla redazione di Milano, dove in un piccolo ufficio Ruggiero Romano dirigeva l’ enciclopedia, uno spazio troppo ristretto per me, che dopo aver seguito Corrado Stajano nelle sue inchieste, facendo delle recensioni per le radio libere, volevo imparare a “‘fare” i libri, andando direttamente sul posto di “produzione”.
E in fondo sono contenta della mia scelta, perché ho fatto in tempo a conoscere quelli che erano il cuore e l’anima della casa editrice, prima che tutto cambiasse. E che non dimenticherò mai”.
Giuliana Einaudi.