Il Gruppo Gedi (Stampa + Repubblica) annuncia di essersi dotato di un Codice Etico aziendale. In una lettera inviata ai fornitori scrive:
“Gentilissimi, la nostra Società si è dotata di un Codice Etico nel quale sono individuati i valori ai quali ci si ispira per il conseguimento degli obiettivi aziendali. Il Codice Etico, nel riconoscere l’importanza delle responsabilità etico-sociali nella conduzione degli affari, richiede a tutti i dipendenti e a tutti coloro che cooperano all’esercizio dell’impresa il rispetto delle regole aziendali e dei precetti in esso stabiliti, tra i quali vi è anche l’assoluto divieto a ricevere omaggi, o altra forma di beneficio, non direttamente ascrivibili a normali relazioni di cortesia. Vi chiediamo pertanto, anche in relazione alle future festività natalizie, di astenervi da qualsiasi forma di omaggio rivolto ai dipendenti della nostra Società, se non nei limiti accettati dal nostro Codice Etico“.
Tutto chiaro. Fine dei regali (o simili) a giornalisti e dipendenti. A Natale come nelle altre festività, comprese nel ricco calendario degli omaggi. Sappiatelo signori fornitori e limitatevi ad una agenda, senza biro però. Che lì non si sa mai.
Mi piace questo Codice Etico di Gedi, un po’ ritardo con i tempi ma l’importante era arrivarci.
Nei fascinosi anni Ottanta milanesi ho visto transitare per l’open space della Mondadori non omaggi, non agende, non biglietti di auguri, ma autentiche vagonate di regali, che avrebbero fatto impallidire qualsiasi ricchissimo albero di Natale. Soprattutto là sotto, nell’area dei settimanali femminili. I fattorini degli stilisti arrivavano quindici giorni prima di Natale con borsoni ricolmi di giacche, abiti e altre carinerie stilistiche. E tutt’intorno erano mille “ohhhh, ma che meraviglia!” .
Insomma, dopo un po’ di anni non potevo starci a questo scempio. Così, come componente dell’esecutivo del Cdr (quasi 500 giornalisti a quel tempo) avevo scritto e fatto approvare un Codice Etico, molto simile a questo di Gedi. Introdotto, però, nelle redazioni tra l’ostilità generale e senza il consenso dell’azienda. “Ma cazzarola, proprio adesso che siamo a Pasqua!”. Con il forcone di uno sciopero puntato al collo direttori e, soprattutto direttrici, avevano accettato l’offensiva norma che obbligava i giornalisti ad accettare in omaggio solo libri (uno o due al massimo). “Che cafoni siete, adesso alla maison si offenderanno”.
Così, da quella Pasqua in poi i fattorini andarono direttamente a casa delle colleghe giornaliste. Addio Codice. Ammetto anche di avere, con orgoglio, rovinato il Festone di fine anno, quello della riffa, tra i redattori (anche quelli più sfigati) dei regali scartati. La povertà ostentata. Tu la giacca firmata a casa , io un lucida labbra in redazione. Quando è troppo è troppo.
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