giorgio levi

La buona notizia del 31 dicembre: pronte 60 assunzioni al Washington Post. E in Italia? Beh, Auguri

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Il Washington Post va in contro tendenza e per il prossimo anno si prepara ad allargare la squadra dei suoi giornalisti. Nessuna informazione precisa sul numero, spiega il sito politico, citando Fred Ryan, publisher e ceo del giornale, che avrebbe parlato di diverse dozzine di reporter, ma secondo altre fonti interne la redazione dovrebbe registrare 60 nuovi ingressi, portando il totale dei giornalisti a 750.

Tra i propositi per i prossimi mesi, anche l’intenzione di allargare il team dedicato alle breaking news, senza poi trascurare lo spazio dedicato alle inchieste, molto apprezzate dai lettori del giornale. “Abbiamo guardato a cosa è funzionato nel 2016 e fatto investimenti in quella direzione”, ha spiegato Ryan, indicando i video mobile come uno dei principali settori su cui puntare.

Negli ultimi 12 mesi il giornale, di proprietà di Jeff Bezos dal 2013, ha visto il numero di abbonati crescere del 75%, raddoppiando i guadagni generati dalle sottoscrizioni digitali.

E da noi che accadrà nel 2017? Per quanto ne sappiamo oggi niente. Il formarsi delle grandi concentrazioni editoriali, come quella che si concluderà a marzo con la cessione della Stampa al Gruppo Espresso-Repubblica, non significherà in automatico aumento dell’occupazione. Anzi, ci sarà il problema di far dimagrire ancora redazioni già ridotte negli organici. Il resto è sotto gli occhi di tutti. Dal Corriere della Sera ai giornali Mondadori al Gruppo Caltagirone, il calo delle vendite e della raccolta pubblicitaria non si è fermato nel 2016 e non lo sarà nel 2017. Molti quotidiani oggi vantano, nell’anno che si chiude tra poche ore, l’aumento dei lettori nelle edizioni online, nascondendo abilmente i conti. Quanto rende la rete al netto di tutti i costi? Poco, quasi niente, lo sappiamo tutti. Ma sarebbe interessante osservarne i numeri, quelli reali naturalmente. Sarebbe già un buon proposito per cominciare l’anno. So che non accadrà mai.

Possiamo perciò aspettarci ben poco dal nuovo anno, e forse è meglio così.

Credits

Washington Post

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