giorgio levi

No al prelievo dalle pensioni Inpgi. Lettera aperta a Marina Macelloni: “Sarebbe un grave errore sottostimarci. Siamo 1.089, esattamente come i garibaldini sbarcati a Marsala”

marsala

Dal gruppo Facebook che riunisce i pensionati Inpgi, fortemente contrari al prospettato “prelievo forzoso” dalle pensioni per contribuire a riequilibrare i disastrati conti dell’ente di previdenza dei giornalisti. Se l’appello non fosse sufficiente a fermare il provvedimento sono già pronti centinaia di ricorsi alla magistratura.

Lettera aperta

a Marina Macelloni

Gent. Presidente Macelloni, nei giorni scorsi Lei ha dichiarato che le mille firme contro il prelievo forzoso sulle pensioni, raccolte in un appello ai ministeri vigilanti da Giornalisti NoPrelievo, costituiscono una minoranza. Sì, la capisco, è l’unica argomentazione che poteva tentare di contrapporre a una presa di posizione così massiccia. Lo fanno anche i politici, difronte a certi dati, quando non sanno in che altro modo cavarsi d’impaccio.

Tuttavia Lei Presidente non può non sapere che qualunque appello, qualunque iniziativa d’avanguardia, culturale, politica, patriottica, di volontariato, qualunque sottoscrizione o stimolo iniziale, sono destinati per la loro stessa natura ad essere espresse da un numero ristretto di individui. Ma questo non può diminuire il valore delle proposte, o scelte, seppur di minoranza, che vanno giudicate nel merito.

Grave errore sottostimare gli avversari. Lo fece per esempio il generale borbonico Francesco Landi, destinato ad affrontare i 1089 garibaldini sbarcati a Marsala. Li avvistò a Calatafimi dal colle dove oggi sorge il Sacrario di Pianto Romano. Iniziò l’attacco lasciando una parte delle sue truppe inattive e mal gliene incolse.

Nel 1931, quando Piero Martinetti, Giorgio Errera, Lionello Venturi, Marco Carrara, Bartolo Nigrisoli, Vito Volterra, Ernesto Buonaiuti, Gaetano De Sanctis, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Francesco e Edoardo Ruffini, dodici dei 1225 docenti universitari, scelsero di non giurare fedeltà al fascismo, il “Brennero”, quotidiano di stretta fede mussoliniana, li paragonò a un veleno innocuo per la dose minima, titolando “Sublimato all’un per mille”. Ma si sa che veleno in greco è pharmakon. E il gesto esemplare si trasformò presto in medicina capace con mille altri gesti eroici di curare l’Italia dal cancro politico che l’aveva devastata.

Non ci ha sorpreso dunque che anche il Blog dei sindacati regionali di stampa, associato alla Fnsi e scodinzolante Fido della maggioranza Inpgi, si sia sentito in dovere di definirci “una sparuta minoranza”.

Lei Presidente in un paio di recenti occasioni si è dichiarata fiduciosa sul buon esito del provvedimento perché rispetterebbe le indicazioni della Corte Costituzionale “che consente misure urgenti in un quadro di eccezionalità, temporaneità e gradualità”. Ora non possiamo credere che Lei abbia orecchiato questa… come definirla? baggianata? non sarebbe elegante nei confronti di una signora… diciamo “affermazione infondata”, dentro un ascensore o passeggiando in un corridoio di via Nizza 35. I vertici dell’istituto devono pur essersi seduti in una sala riunioni per prendere nota del parere di professionisti pagati a peso d’oro. Tra cui l’esimio professor Marè. Ebbene chi può mai averLe suggerito un’affermazione del genere? E’ vero che la sentenza della Corte Costituzionale n. 173 del 5 luglio 2015 consente misure urgenti “di solidarietà”. Ma a chi le consente? Le consente ai soli legislatori, in forza della legge di stabilità del 2014.

Lei ha anche dichiarato baldanzosa: “Siamo pronti ad affrontare i ricorsi”. Se la difesa dell’Inpgi nei tribunali si fonderà sul riferimento alle indicazioni della Corte Costituzionale, sarà uno spettacolo penoso. E per nulla divertente immaginando le ricche parcelle che l’Istituto dovrà saldare agli avvocati.

A proposito, da ieri, con tutto il rispetto per Garibaldi, anche noi siamo mille e ottantanove.

Grazie. Cordiali saluti.

Salvatore Rotondo

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