Me lo ricordo bene Nini Briglia quando nel 1990 venne nominato direttore di Epoca. La più bella rivista italiana che in quegli anni sembrava arrivata al capolinea. Con le copie ridotte al lumicino, la pubblicità in picchiata, gli abbonamenti tagliati, la gloriosa storia del magazine (gemello dell’americano Life), nel quale avevano lavorato i più grandi fotografi e le migliori firme di quegli anni (Biagi, Zavattini, Bonatti e mille altri) si stava per chiudere. Briglia fu davvero bravo e riportò Epoca per quattro anni ad una dignitosa presenza in edicola. I tempi erano comunque cambiati, la rete cominciava a correre, e la testata leggenda del giornalismo italiano nel 1997, senza più Briglia, il 31 gennaio stampò la sua ultima copia.
Briglia invece cominciò a scalare rapidamente tutti i gradini del potere mondadoriano di Berlusconi, lui che negli anni Settanta fu esponente di primo piano di Lotta Continua e direttore di Radio Popolare. Prima a Tv Sorrisi e Canzoni, poi editore incaricato dei periodici del Gruppo Mondadori, poi direttore generale della divisione periodici del Gruppo e amministratore delegato di Hearst Mondadori e Aci Mondadori, presidente di Press Tv. Fino ad arrivare alla vicepresidenza della Fieg.
Ora Briglia con l’ex di Rcs Gianni Vallardi (entrambi soci di DBInformation) ha sottoscritto un accordo con l’Editoriale L’Espresso per l’affitto del quotidiano La Nuova Sardegna. Il giornale Finegil del quale il gruppo Espresso ha dovuto rapidamente sbarazzarsi per far posto a La Stampa e al Secolo XIX e non cadere nei divieti dell’Antitrust sul numero totale di copie che ciascun gruppo editoriale può produrre. L’accordo con Vallardi e Briglia ha una durata di tre anni.