Secondo una statistica pubblicata un anno fa su Il Fatto 1 italiano su 550 è un giornalista (110 mila circa in tutto, professionisti la minoranza, pubblicisti la maggioranza). Ora, pur considerando questo paese una nazione libera, civile e democratica, l’idea che tra la casa dove abito io e il resto del mio quartiere ci siano altri 175 giornalisti un po’ m’inquieta. E non abito in una favela (quartiere Campidoglio Torino).
Ma 175 giornalisti sono una follia. Sono il numero dei giornalisti de La Stampa, per ora (tra sei mesi anche molti meno). Vuol dire che nella mia stessa casa (5 piani, 10 appartamenti, compreso il mio) abita almeno un altro giornalista. E io non so chi è. Vuol dire che il tizio che in questo momento innaffia i gerani sul balcone della casa di fronte è molto probabilmente un giornalista. Questo significa che quando entro nel negozio di frutta e verdura, e c’è un po’ di coda, almeno una di quelle signore con le pesche in mano è una giornalista. E forse anche qualcuno lì alla bocciofila, o davanti al bar o al Carrefour.
Vuol dire che non siamo arrivati a fondo corsa. Vuol dire che il treno è deragliato e non ce ne siamo accorti. Quando insisto che l’Ordine non va riformato (chi se ne fotte di quelle riformette guidate da Iacopino) ma va abolito, so esattamente quello che dico. Sono stato accusato di essere un disfattista, di svolgere il ruolo di tesoriere del Piemonte e di professare la fine irreversibile dell’Ordine. Ma è esattamente perché ho capito la macchina sedendomi dentro. Guardate una Ferrari di formula uno dal di fuori sembra una cazzata, poi provate a infilarvi e vi sentirete soffocare e non vedrete l’ora di saltar fuori dall’abitacolo. Ecco, l’Ordine è così.
Questa strada non porta più da nessuna parte. La meschina furbata de La Repubblica di questi giorni di sostituire i colleghi che vanno in ferie con 15 ragazzi (che scriveranno e faranno titoli!) invece di assumere contratti a tempo determinato per giornalisti disoccupati non è un caso eclatante, è la norma.
Tra i miei compiti c’è anche quello di esaminare le domande che riguardano i praticanti. Il crollo è totale (praticantato svolto presso un giornale), crescono i riconoscimenti d’ufficio (praticantato assegnato dall’Ordine ai pubblicisti che dimostrano di svolgere in modo esclusivo la professione). Il resto arriva dal master di giornalismo. A livello nazionale i praticanti “vecchia maniera” sono ormai meno del 10%, quello delle scuole il 20% circa. Poi ci sono quelli bocciati all’esame di Roma una, due e persino tre volte che ci riprovano con una insistenza pietosa, cambiare mestiere non è un delitto, anzi è l’occasione per scoprire il mondo.
La domanda finale è: ha senso che 1 italiano su 550 sia un giornalista e io non sappia nemmeno chi è l’altro che abita nella mia casa? La risposta è una sola, abolire l’Ordine prima che i giornalisti del condominio diventi due e io perda il conto.