Debbo qualche aggiornamento. Nel Consiglio dell’Ordine di lunedì ho riportato quella che era stata l’impressione mia (e di molti colleghi) dopo il primo appuntamento con la Formazione professionale. Una debacle sul piano dell’organizzazione, che ha messo in secondo piano anche la lezione di Violante. Una sconfitta dovuta a due sostanziali errori:
1. Uno organizzativo, ma siamo all’inizio, nessuno di noi ha mai organizzato alcunché prima. Io al massimo una gara di biglie al mare. Gli altri non so. Roma e Milano hanno le casse ben fornite e si possono premettere eventi conditi alla perfezione sotto il profilo organizzativo. Le nostre risorse sono appena sufficienti per l’ordinario, lavoriamo gratis, è vero che più di così non si può chiedere.
2. Il secondo punto è che la serata di venerdì era stata organizzata con il Centro Pannunzio che com’è noto è dotato di soci e di programmi di conferenze. Così è stato venerdì. Quantificarne il numero non so, ma per pochi o tanti che fossero, toglievano posti nella Tristissima (la sala Toniolo) ai giornalisti che erano lì per seguire corsi obbligatori previsti dalla legge. Ho chiesto in Consiglio che da ora in poi (ampiezza della sala a parte) ai prossimi appuntamenti (e deve essere ben chiaro ai nostri eventuali partner) che prima entrano i giornalisti e poi soci, simpatizzanti o aggregati vari di quel circolo.
3. Ho chiesto infine che il Consiglio si scusasse per l’accaduto. Ho trovato faticoso spiegare a colleghi di Vercelli o Alessandria che dovevano tornare a casa. La risposta è nella mail che il presidente ha inviato a ciascuno degli iscritti e che per comodità di lettura riporto in .pdf in basso.
Ci siamo un po’ battibeccati, a tratti anche con durezza. C’è un dato però che alla fine mette insieme i pezzi di questo Consiglio (non tutti). I workshop sono di altissimo profilo, alcune date appaiono infelici, ma potranno essere replicate e i seminari innovati. Ci sono 6.500 giornalisti da formare, un’esagerazione (i professionisti non arrivano a 1.500), è impossibile tenere conto delle esigenze di ognuno.
Chi tra i colleghi più critici ha la carta vincente e vuole contribuire al benessere morale della categoria con il proprio lavoro, darsi da fare, proporre, organizzare, telefonare, contattare, ritagliarsi del tempo dalle proprie giornate con sacrifici e litigi in famiglia o sul lavoro, può farlo. Davvero. E gratis. In fin dei conti, come direbbe Sofri perché farsi pagare? E’ così gratificante farsi il culo senza portafoglio.