giorgio levi

Qualcosa non torna nei casi Fazio e Annunziata

C’è qualcosa che non mi torna nei casi Fazio e Annunziata. Entrambi sono usciti dalla Rai prima che i vertici dell’azienda indicassero loro la porta.

Fazio m’interessa poco. Ha fatto il giornalista nel suo programma per vent’anni senza essere iscritto all’Ordine. E questo non si potrebbe fare, per norme e leggi sulla categoria, sbagliate o no che possano essere. Fazio aveva restituito il suo tesserino da pubblicista per essere libero di registrare spot pubblicitari, cosa vietata da quelle stesse norme professionali. Ha fatto il bello e cattivo tempo, e nessuno ha mai sollevato un dubbio.

Diverso il caso di Lucia Annunziata, eccellente protagonista del giornalismo del Novecento e di quello contemporaneo. Una risorsa per la Rai. Ha fatto la scelta di andarsene ed è facile capire il perché.

Tuttavia, quello che stupisce è che ci sia questa ondata di scoramento pubblico. Ma davvero c’è ancora qualcuno che s’indigna perché l’attuale maggioranza segue il manuale della lottizzazione alla lettera? Il Parlamento è al tempo stesso la mamma e il papà della Rai. L’ente di Stato esiste perché esiste il Parlamento. Il governo Meloni vuole piantare le sue tende in viale Mazzini, esattamente come tutti i governi precedenti dal dopoguerra ad oggi. La destra ha la maggioranza in Parlamento e non piace? Quando ci sono le elezioni, chi ora si strappa i capelli, vada a votare, invece di mugugnare a casa.

Moltissimi anni fa mi presentai al capo della redazione Rai di Torino, forte del lavoro che stavo svolgendo a Retequattro, che era ormai vicina alla cessione dalla Mondadori di De Benedetti alla Fininvest di Berlusconi. Avrei perciò preferito da professionista lavorare in Rai. Sapete che cosa mi disse quel capo redattore?: “Hai tutte le carte in regola per noi, ma dimmi da quale forza politica puoi fare appoggiare la tua candidatura. Io devo sistemare bene tutte le tessere”. Ovviamente io ne avevo nemmeno una.

Ora, molto è cambiato da allora. I giornalisti entrano in Rai con concorsi pubblici e questa è una straordinaria opportunità per il futuro dell’informazione pubblica e per i tanti giovani che vengono assunti.

Ma la lottizzazione del management c’è, in modo del tutto legale. E anche Meloni ha le sue tessere da sistemare, come per decenni le hanno avute comunisti, socialisti e democristiani.

L’uscita di Annunziata, che comunque ha passato i 70 anni (nelle aziende editoriali dalla data di pensionamento non si può più nemmeno collaborare, se non sotto banco) può essere che non sia compensata dalla qualità di chi sarà chiamato a quel microfono.

Ma se fosse una donna o un uomo, giovani, bravi, preparati, anche se di idee politiche diverse, perché no?

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