
A partire da domani 4 dicembre iniziano le votazioni per eleggere i delegati dell’Associazione Stampa Subalpina che andranno al congresso della Fnsi in programma a Riccione dal 14 al 16 febbraio. Domenica con il seggio a Torino e nei giorni successivi con il voto online.
Per la prima volta, da molti anni a questa parte, il fronte sindacale che si riconosceva in una lista unitaria andrà diviso al voto. Qui non starò a citare nè nomi, nè liste. Quello che m’interessa è indicare in questa frattura, che si è creata all’interno del partito di maggioranza l’enorme rischio che corrono i giornalisti piemontesi. Le beghe, i mal di pancia, i sottintesi, le rivalità, i falli in area, le gelosie, le brame di potere, l’irresistibile attrazione per una poltrona purchessia, il detto e non detto m’interessano assai poco.
Quello che dovrebbe far riflettere tutti è che, in un momento così grave per chi svolge questa professione, forse il peggiore dell’intera storia del giornalismo italiano dal dopo guerra ad oggi, con le aziende editoriali che non riescono a far risalire la curva in picchiata delle vendite, con gli abbonamenti digitali e la pubblicità che non colmano lo scompenso, con bilanci sempre più traballanti e con migliaia di colleghi sfruttati e sottopagati, il sindacato come si presenta a chi dovrebbe votare i suoi delegati? Marcatamente diviso.
Nel sindacato le divisioni non hanno mai fatto bene a nessuno. Negli anni Ottanta ho avuto una lunga e impegnativa esperienza sindacale, alla guida del cdr dei circa 500 giornalisti di Mondadori, nel pieno di quella che passò alla storia come la Guerra di Segrate tra Berlusconi e De Benedetti. Eravamo il terzo incomodo tra due padroni che si strappavano di mano la più importante casa editrice d’Italia. Ovviamente non potevamo incidere sulle battaglie economiche e finanziarie, ma la nostra voce di giornalisti si sentì, eccome si sentì. Assemblee, scioperi, blocchi degli straordinari, volantinaggi, riunioni di redazione, divisi nelle idee, ma sempre uniti nell’azione sindacale. E chiedevamo una cosa sola: non aumenti di stipendio, ma garanzie d’indipendenza e libertà. Forse non ottenemmo esattamente quello che volevamo, ma fummo per anni l’esempio, non solo a Milano, di una fortissima unità sindacale.
Ecco, qui volevo arrivare. Il giornalismo piemontese deve ritrovare la via dell’unità. Perché adesso, proprio adesso, non abbiamo alternative. E l’unità si costruisce con il confronto aperto, faccia a faccia. La strada dei social per ripicche e battibecchi non serve assolutamente a nulla. Il dibattito e anche i litigi vanno ripresi guardandosi negli occhi, perché è così che si lavora nell’interesse di tutti.
Fino a pochi anni fa questo accadeva al congresso regionale che eleggeva i vertici della Subalpina. Poi le norme sono cambiate e il congresso è stato abolito. Per me è stato un errore e lo dissi anche all’ultima assise, della quale fui presidente. L’assemblea annuale o la presentazione del bilancio sono poca cosa. Il vero confronto nasce quando chiami i colleghi al voto e gli offri l’opportunià di confermare o cambiare i vertici del sindacato. E’ lì che si discute ed è lì che alla fine, tra mediazioni e convergenze, si trova il filo dell’unità.
Nei prossimi giorni tutto questo non ci sarà. Più veleni che mani tese. E’ un peccato, perché ci sarebbe bisogno delle capacità di tutti. Pertanto, o ritroviamo la strada dell’unità, anche come dimostrazione di compattezza nei confronti degli editori, o indeboliremo ancora questo sindacato, che dopo la fine di Inpgi viaggia su un terreno molto sconnesso.
Mi pare che tu stia mischiando le carte per far paura agli incetti, perché è evidente a tutti che a trattare con gli editori andremo insieme come sindacato, la Fnsi è una e una sola resterà. Esprimere dissenso nelle grandi organizzazioni è legittimo mi pare, o siamo al pensiero unico obbligato? È stata una settimana pesante per voi cugini bianconeri, è comprensibile un po’ di malpancismo. Un abbraccio plurale!
Jan, non ho capito bene che cosa mi hai detto, ma va bene lo stesso e personalmente non ho nessun problema bianconero.
Assomigliamo sempre di più ai nostri governanti, che però critichiamo aspramente: per ogni mal di pancia nascono nuovi partiti, schieramenti, correnti, fazioni…. E l’unico risultato è l’indebolimento del sindacato! Sono perfettamente d’accordo con Giorgio! La dialettica e il confronto sono fondamentali per crescere, me sempre all’interno di un gruppo unito! Così invece facciamo solo il gioco della controparte…