
L’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ha presentato oggi, in Procura a Roma, un esposto per istigazione a delinquere ed apologia di reato in relazione ad un articolo pubblicato il 22 marzo scorso su La Stampa, colpevole di aver agito fuori dall’etica e dalla morale e dalle regole del giornalismo.
Ha detto Razov: “Il 22 marzo su La Stampa è stato pubblicato un articolo in cui si considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia. Non cè bisogno di dire che questo è fuori dall’etica e dalla morale e dalle regole del giornalismo. Ecco perché ho presentato l’esposto. Nel codice penale della Repubblica italiana si prevede la responsabilità per l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana oggi mi sono recato in procura per presentare una querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare obiettivamente questo caso. Confido della giustizia italiana”.
Tra i primi a rispondere all’uomo di Putin in Italia il segretario della Fnsi Raffele Lorusso: “Fra le assurdità e le contraddizioni della guerra rientra a pieno titolo anche l’iniziativa dell’ambasciatore russo in Italia, che invoca i principi dello Stato di diritto, quotidianamente calpestati dal governo del suo Paese, per punire il giornalista della Stampa Domenico Quirico. L’esposto depositato in Procura a Roma, destinato a non approdare a nulla perché nell’articolo incriminato non c’è scritto nulla di quanto afferma l’ambasciatore, non fa altro che confermare, qualora ce ne fosse stato bisogno, quale sia l’atteggiamento dei rappresentanti del governo di Mosca nei confronti dei giornalisti e del loro lavoro”.
E aggiunge Lorusso: “Pensare di mettere a tacere la stampa italiana con iniziative pretestuose e dal sapore intimidatorio è inutile e controproducente”.
E’ evidente che quello dell’ambasciatore è un atto ostile, e persino infantile, della Russia contro l’Italia. E anche di questo dovrà rispondere Putin in futuro.
Aggiungo un paio di considerazioni. La prima è fin troppo ovvia, la Russia può permettersi d’intimidire un giornale di questo Paese perché l’Italia è una democrazia. La seconda è che Domenico Quirico non ha mai scritto quello di cui viene accusato (ma secondo me questi balordi russi non conoscono abbastanza bene Quirico). La terza è che a Mosca l’ambasciatore italiano non potrebbe denunciare nessuno, pena l’espulsione dal Paese. E Quirico, se fosse un giornalista di Mosca, farebbe la fine di Anna Stepanovna Politkovskaja e di altri scomparsi.
La differenza tra una democrazia e una dittatura si misura sempre sulla libertà di stampa. Dalla Russia su questo terreno non prendiamo lezioni, non le abbiamo prese quando era Urss, non le prendiamo adesso che il capo è il macellaio Putin.
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