giorgio levi

Tito Boeri: “Ci vorrà un sacrificio per passare da Inpgi a Inps”. Lo scandalo delle super pensioni che hanno contribuito alla crisi del sistema

(foto ©IlTimes, l’immagine è mia, gli euro anche)

E’ un po’ sfuggito, in questi giorni, un pezzo di Tito Boeri, (ex presidente di Inps) uscito qui su Lavoce.info, che offre una visione dettagliata su che cosa significa il trasferimento di Inpgi all’Ente previdenziale dello Stato. Scrive Boeri: Per renderla un’operazione equa occorre richiedere un sacrificio a chi ha ricevuto finora un trattamento speciale“.

Dunque, qualcuno dovrà pagare un prezzo perché l’Ente previdenziale di Stato assorba lo scalcinato Ente previdenziale privato. Dice Boeri: il dissesto dell’Inpgi è in gran parte attribuibile a una causa semplicissima: ha garantito pensioni troppo generose ed età pensionabili troppo basse. Fino al 2017 le pensioni venivano calcolate interamente con il metodo retributivo, e con un tasso di rendimento molto più alto di quello offerto dalla componente retributiva del sistema pubblico. Ogni anno di contribuzione dava diritto al 2,66 per cento (anziché a un tasso tra lo 0,9 e il 2 per cento a seconda del livello di reddito come nel sistema pubblico) degli ultimi cinque anni di retribuzione, o dei dieci migliori anni. Quindi, con quarant’anni di contributi si poteva percepire una pensione più alta dell’ultima retribuzione. La pensione di anzianità media per i giornalisti uomini è oggi superiore agli 80 mila euro, quella di vecchiaia anticipata è di circa 78.500 euro. Questa è la media, ma parecchie prestazioni sono molto superiori ai 100 mila euro all’anno. Anche per le pensioni di reversibilità, l’Inpgi ha garantito per molto tempo trattamenti molto più vantaggiosi di quelli dell’Inps.

A leggere queste cifre mi viene il sospetto di ricevere una pensione da Inpgi del genere sociale, a distanza siderale da quella di molti miei colleghi. Sono stato, come tanti altri, a bordo delle navette di lancio sparate fuori dalle redazioni senza tanti complimenti. I cosiddetti pre-pensionati. Che 11 anni fa avevano 58 anni e oggi 62. Una delle cause che ha mandato fuori controllo le casse di Inpgi, che ha dovuto pagarsi le pensioni anticipate consentendo così agli editori di ristrutturare le aziende a spese dell’ente previdenziale dei giornalisti. E soprattutto non assumendo un numero pari di giovani giornalisti, quindi con stipendi dimezzati rispetto a chi era stato spedito in pensione, ma che avrebbero contribuito comunque a mantenere in discreta salute il bilancio di Inpgi. E a garantire a se stessi un futuro di pensionati.

Sui pre-pensionamenti Boeri scrive: i giornalisti godono anche di prepensionamenti assai generosi: 62 anni di età e 25 di contributi, cioè di fatto una quota 87! Nel calcolo della pensione possono vedersi riconosciuti fino a cinque anni di contributi mai versati. Questo comporta un ulteriore aumento dell’assegno fino al 20 per cento. Gli oneri sono pagati dallo stato al 70 per cento. La bozza di Legge di Bilancio rifinanzia anche questi ammortizzatori sociali.

E allora come ne usciamo, anzi a che condizioni dovremmo entrare in Inps? Commenta Boeri: se il settore e la professione vanno in crisi, la cassa diventa non più sostenibile perché si riducono i contribuenti, che pagano le pensioni a chi si è ritirato dalla vita attiva. Il vantaggio di portare una cassa all’Inps risiede proprio nel permettere una maggiore condivisione del rischio. Ma questa condivisione del rischio richiede che si adottino regole comuni nel calcolo delle prestazioni, non solo di quelle future, ma almeno in parte anche di quelle in essere. Se l’Inpgi1 viene salvata senza alcun contributo dei suoi membri, è un invito a tutte le altre casse a offrire ai propri aderenti prestazioni insostenibili contando sul fatto che, prima o poi, interverrà il settore pubblico per salvarle garantendo le prestazioni in essere.

Insomma, qualcuno dovrà pagare perché lo Stato si assuma il rischio di una operazione che potrebbe innescarne altre simili e che metterebbero in allarme le sue casse, già abbastanza provate.

Quelle pensioni da più di 100 mila euro l’anno (ma anche meno) sono uno scandalo, paragonate agli stipendi di oggi, alla fatica di sostenere i contributi, ai tanti pensionati mandati a casa in anticipo con mensili assai modesti. E’ ora che quei colleghi delle super-pensioni mettano mano al portafoglio, non creino difficoltà ad Inps e agevolino rapidamente questo necessario passaggio.

1 thoughts on “Tito Boeri: “Ci vorrà un sacrificio per passare da Inpgi a Inps”. Lo scandalo delle super pensioni che hanno contribuito alla crisi del sistema

  1. Leggo petulanti dichiarazioni di colleghi alla ricerca del colpevole o dei colpevoli nel dissesto Inpgi. La questione, oltre ai supercompensi del Cda e dei dirigenti Inpgi, è chiara: se da una clessidra fai scorrere la sabbia e non ne immetti di nuova la clessidra si svuota. Pensioni alte e in molti casi privilegiate o super favorevoli fanno il resto. Se uno prende più di cento mila euro l’anno di pensione (non è il mio caso) potrà permettersi un “sacrificio” oppure emigrerà strillando in Portogallo?

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