
Chiude l’anno più disgraziato della storia repubblicana e qualcosa bisognerà pur dirla. So benissimo che queste poche righe sono totalmente ininfluenti sul sistema dei media. Ma questo è un blog, che tra l’altro ha aumentato di molto il numero dei lettori e degli abbonati nel 2020, e quindi mi sento come sempre libero di esprimere la mia opinione.
Vorrei rivolgermi agli editori, che dettano da sempre la linea politica dei giornali, e ai direttori che formalmente ne sono i responsabili. Stamattina abbarbicato con il mio americano ad un tavolino precario fuori dal bar, con il termometro sotto zero, ho sentito una conversazione tra altri due orsi polari, che riprende quello che da mesi leggo sui social e ascolto dalla gente. Uno diceva all’altro: hai visto il giornale oggi? I vaccini non saranno mai sufficienti, mica siamo la Germania.
Erano due tipo impiegati, giovani, gente normale. Entrambi spaventati da quello che leggono online o sulla carta. Così, sono andato a ritroso a leggere un po’ di titoli tra i vari quotidiani a cui sono abbonato. E ho trovato un dettaglio che è ciò che misura l’indice della paura.
Ogni titolo, ogni titolo ripeto, ha una riga confortante per la nostra psiche e una che la demolisce trascinandoci nell’affanno. Tipo: Calano i contagi, ma aumentano i morti. Oppure: L’Italia in zona gialla, ma la Lombardia e il Piemonte restano rossi. Oppure ancora in questi giorni: Arriva il vaccino, ma i tempi si allungano. E che cacchio! C’è sempre un dannatissimo ma di mezzo. Una carota e un bastone. A volte quel ma compare due volte nella stessa pagina. Avete idea di quanto influisca in negativo sui lettori? Possibile che non si riesca a comporre un titolo, diciamo, rassicurante? Direte, beh la notizia è questa. E nessuno più di me ha come sacro faro della professione la notizia. E tutti sappiamo che le notizie negative fanno leggere i giornali, fin dai primordi del giornalismo. Ma qui non hanno sgozzato una prostituta, questi non sono tempi normali. La gente ha davvero paura, molta più di quanto si percepisca andando a comprare al supermercato.
Vi siete mai chiesti perché perdete lettori a vagonate? Conosco la riposta: i lettori calano perché la rete ha destabilizzato il sistema. Vero, ma solo in parte. Una grande responsabilità ce l’hanno ancora i giornali. Sul loro comportamento nei confronti di chi legge. Ogni giorno c’è un virologo che afferma una cosa e il giorno dopo la smentisce. Ci sono intere pagine d’interviste a ministri che ripeteno sempre gli stessi concetti. Ormai abbiamo capito che si tratta di gente improvvisata che tutto si aspettava fuorché di finire in mezzo ad una guerra. Ma perché il giornale deve per forza sostenere questa improvvisazione?
Nei giorni scorsi sono stati pubblicati articoli sul boom di vendite di abbonamenti online del New York Times. Come se si trattasse di un alieno in mondo di disperati. Il NYT per diventare quello che è oggi ha assunto 200 giornalisti , senza lasciarne a casa nemmeno uno della vecchia guardia. Ma soprattutto. Andatevi a leggere i titoli e gli articoli di questi mesi sulla pandemia. I lettori non si affezionano alle testate, ma alla credibilità che i giornali sanno costruirsi con gli investimenti e con il lavoro. Noi siamo ancora molto lontani, cominciate a tagliare qualche ma, e un po’ di opinini scontate non più credibili, e forse, mettendoci quattrini e aumentando le assunzioni, vi rimettete in cammino.
Condivido. Siamo passati da “Sangue, sesso e soldi” a “Sangue, Salvini (o Renzi) e Covid 19”. Basta! Quindi, come cantava Rino Gaetano, “Nun ve rerggae più!
Caro Giorgio, ottimo articolo del tutto condivisibile. L’informazione falsata, incompleta e terroristica è uno degli aspetti peggiori di questa pandemia. Grazie, tanti cari auguri. Aldo
Il paragone con lo sgozzamento di una prostituta è orrendo. Che Lei ne faccia uso senza inorridire, altrettanto.
Ne dovremmo dedurre che tale delitto concorrerebbe alla definizione di “tempi normali? O che la gente non ha davvero paura di un tale crimine?
Se vuole dei lettori, si procuri una cosa chiamata empatia.
Io ho tutti i lettori che desidero, e molti di più di quanti potevo immaginare vent’anni fa quando ho iniziato questo blog, perciò non ne sto cercando altri. E nemmeno pensavo di arrivare un giorno a tanti abbonati. Da quello che leggo mi pare che lei non sia mai stato un cronista, e men che meno un cronista di nera, o un cronista in una sala stampa della questura. In 45 anni di professione ne ho viste di tutti i colori, questo era un modo per spiegare che la pandemia non va tratata come se fosse una notizia di un delitto in cronaca, dove i morti richiamavano trent’anni fa milioni di lettori, è un argomento molto più delicato. Poi se lei innoridisce a leggermi, non la faccia più, è molto semplice.
Condivido totalmente il Levi