
Adriano Olivetti (foto Wikipedia)
In effetti c’è voluto un po’ di tempo. Circa 82 anni, tanti ne sono trascorsi dalle leggi razziali del duce del 1938, che escludevano dalla società e dal lavoro tutte le persone di religione ebraica. Giornalisti compresi. Ora, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha votato all’unanimità una delibera per la riammissione in memoria di quei giornalisti iscritti all’Albo e cacciati dopo il 1938.
Con una votazione identica l’Ordine dei giornalisti del Piemonte ha deliberato, giovedì scorso in una seduta di consiglio in streaming, all’unanimità la riammissione di 20 colleghi piemontesi. Tra questi Adriano Olivetti (foto Wikipedia), Dario e Leonardo Ascoli, Amedeo Recanati, Silvio Ottolenghi (tutti Gazzetta del Popolo), Emilio Foà, Beniamino Colò (stenografo della Stampa), Cesare Treves.
Un lavoro di ricerca sui giornalisti ebrei è stato compiuto in questi mesi dalla Fondazione Murialdi di Roma e ancora prima nel 2017 dal Centro Studi sul giornalismo Pestelli di Torino con la ricerca storica del professor Mario Cuxac dell’Università di Lione Stampa e regime, i giornalisti piemontesi negli anni del fascismo (1922-1940) che per la prima volta ha pubblicato un saggio storico sul lavoro giornalistico negli anni della dittatura, con un capitolo speciale dedicato proprio ai giornalisti ebrei piemontesi, soprattutto torinesi.
Come presidente del Pestelli e consigliere dell’Ordine non posso che essere soddisfatto di queste decisioni. Certo, un’attesa di 82 anni è eccessiva per un dramma di queste dimensioni. Quello che dovremmo fare nei prossimi anni è insegnare a non dimenticare, perché le restrizioni alla libertà e l’odio razziale, sono sulla porta di casa, anche adesso.