giorgio levi

Il caso Telegram. Le testate giornalistiche online non piacciono nemmeno se piratate e regalate

(foto di Pixabay da Pexels)

Se n’è parlato molto nei giorni scorsi. La Fieg aveva qui chiesto ad Agcom una “sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto”.

Fieg aveva segnalato 8 canali Telegram che diffondevano gratuitamente copie di giornali pirata. Con questa motivazione: “Dieci i canali monitorati, dedicati esclusivamente alla distribuzione illecita di giornali. Circa 580 mila gli utenti complessivi ( 46% di iscritti negli ultimi tre mesi) e un incremento dell’88% delle testate diffuse”. Con relativi danni causati agli editori: “La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante. In una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno”.

Il Garante si è preso qualche giorno e alla fine qui  ha imposto a Telegram la rimozione di 7 di quegli 8 canali pirata. Ma, ed è questa la novità, non ha potuto agire sulla piattaforma Telegram bloccandola, come richiesto da Fieg: “Agcom può adottare provvedimenti aventi come diretti destinatari soltanto soggetti compresi nel perimetro dei propri poteri regolatori. Quando la violazione avviene invece su canali di un sito ubicato al di fuori del territorio nazionale, come nel caso di Telegram, l’Autorità non può che rivolgersi ai provider italiani che forniscono l’accesso a internet, ordinando loro di procedere alla disabilitazione dell’accesso all’intero sito. Non è infatti possibile ordinare la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto ciò comporterebbe l’impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell’Unione. Per espresse disposizioni delle direttive europee, la disabilitazione dell’accesso alla piattaforma deve rispondere a criteri di proporzionalità che Agcom ha sempre applicato con rigore”.

Insomma, dice il Garante possiamo bloccare i canali, ma non la piattaforma: “Allo stato attuale della legislazione un eventuale provvedimento di blocco indiscriminato di accesso a tutti i canali Telegram, quale quello richiesto dalla Fieg, appare sprovvisto del necessario requisito”.

Tuttavia, il dato numerico sorprendente è che Telegram ha in Italia 12 milioni di abbonati (soprattutto giovani) e Fieg accusa perdite di copie rispetto a 580 mila utenti che hanno scaricato i giornali pirata. Diciamo, poco più del 4% degli abbonati all’instant messaging. E’ proprio vero, i giornali non hanno più appeal, nemmeno se piratati e regalati.

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