giorgio levi

Fotografo aggredito e derubato a Torino. Ma non è certo per caso

(foto Rakesh Gohil da Pexels)

Un fotografo professionista dell’agenzia torinese Reporters, che da anni lavora per la cronaca de La Stampa, è stato aggredito e derubato, da un gruppo di ambulanti, mentre documentava con il suo obiettivo la situazione di uno dei mercati torinesi, dopo le ordinanze relative all’emergenza sanitaria.

La cronaca del gravissimo episodio è raccontata qui dalla Stampa. Giorgio ha rimediato sputi, minacce ed è stato pure derubato. Gli aggressori sono fuggiti, ma ora c’è una denuncia a loro carico, la polizia conduce le indagini, non dovrebbe essere difficile risalire agli autori della violenza.

Il clima cittadino è pessimo. E non soltanto perché muore un sacco di gente, non soltanto perché l’infezione non cede e medici e infermieri sono alla stremo delle forze, non soltanto perché la gente è reclusa in casa. Ma perché c’è un diffuso nervosismo che si percepisce benissimo anche stando in casa.

Ci sono persone che tutte le mattine si alzano alle sei per andare a lavorare in ospedale e altri che dalle finestre li guardano come appestati. Quando va bene. Ci sono impiegati e dipendenti di supermercati, di farmacie, di banche, di uffici pubblici aperti, edicolanti che vengono insultati dai balconi delle case dei reclusi. Ci sono le maestrine e i maestrini che sui social intimano quello state a casa come se fosse il Verbo dettato nelle Tavole sul Monte Sinai. E senza tenere mai conto che quelle persone che camminano per strada se ne starebbero volentieri nel loro tinello. Ma non possono, sono quelli che lo smart working lo vedono in televisione, perché il loro lavoro si svolge sul posto, non sul divano del salotto.

Giorgio appartiene a quella categoria di professionisti dell’informazione che vanno per strada. E’ gente che lo deve fare, non può scegliere. Sono quasi certo che Giorgio se ne starebbe volentieri seduto a tavola a casa sua. Invece, come tutti gli altri giornalisti, quelli che scrivono, quelli che scattano immagini, quelli che lavorano per la televisone, va nei luoghi cittadini per documentare, per raccontare ai lettori la follia di queste settimane.

Tuttavia, la sua aggressione non è avventuta per caso. Il clima velenoso verso il mondo dell’informazione ha subito una impennata in questi giorni. Basta farsi un giro sui social per vedere quanto veleno sputano verso i giornalisti quelli che si ergono a giustizieri, che invocano i blindati per strada, che sognano la galera per chi passa sul marciapede di fronte, quelli che fotografano i passanti e li postano su Facebook e raccolgo decine di deliranti commenti. Come il presidente della Campania il Pd De Luca che non è più un macchietta, è un uomo pericoloso. Quelli che non vanno in edicola, tanto c’è internet che necessità ho di spendere 1 euro. Quelli che l’informazione fa schifo, gli stessi che parlavano di giornaloni, che invocavano la forca per i giornalisti. Siamo sempre a quel punto lì, però un po’ peggio.

Finirà,  prima o poi. Ed è vero che non saremo più gli stessi dopo. Questa banda di giustizieri si riverserà sul fronte politico, che già adesso alimenta il fuoco e cerca consensi.  Sì, saremo diversi, molto più incazzati.

Soltanto Giorgio non cambierà. Perché lui ha la sua macchina fotografica in mano e la userà ogni volta che ci sarà un fatto da documentare.

E poi Giorgio, dovremo prima o poi fare quel servizio insieme, che ci siamo detti più volte.