giorgio levi

La pubblicazione dei sondaggi pre-elettorali è vietata ai media. Ma nel nome della libertà di stampa c’è chi li posta tutti i giorni sui social

Com’è noto  la pubblicazione dei sondaggi, in vista delle elezioni di questo fine settimana, è vietata. A giornali, televisioni, blog, sti, social, radio, la legge impone su numeri e rilevazioni statistiche un silenzio totale. Una norma vecchia più di mezzo secolo, quando il mondo della comunicazione comprendeva i giornali e uno o due canali televisivi. Perciò il legislatore pensò che non si dovevano influenzare gli elettori attraverso quei pochi ma potenti mezzi d’informazione. Il divieto fu accolto senza troppe proteste. Forse andava bene a tutti.

I sondaggi arrivano, anche oggi e fino al momento del voto,  ai direttori dei quotidiani, ai giornalisti, politici, organizzatori di campagne elettorali, addetti ai lavori. Tutti sanno e tutti comunicano. Il controsenso storico è la permanenza di quel divieto che rendere pubbliche le intenzioni di voto. Che nell’era di internet è davvero senza senso. Anzi, il poter pubblicare i sondaggi ufficiali e verificati servirebbe anche a contrastare la diffusione di fake news politiche che in questi giorni cirolano liberamente.

Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, ex esponente di punta della sinistra (Pci,  Pds, Ds e Pd), ex inviato dell’Unità, ex editorialista della Stampa, ex collaboratore de Il Giornale, ha deciso di spezzare le catene, e nel nome della libertà di stampa, ogni giorno pubblica sul suo profilo Facebook un sondaggio verificato delle ultime 24 ore. Con la libertà per chiunque di condividere il post.

Potrebbe intervenire un magistrato? Forse sì, ma le condivisioni dei post con i sondaggi elettorali di Rondolino sono centinaia. E ognuno è responsabile esattamente con il primo che ha pubblicato il post. Condivido le ragioni di Rondolino e riporto qui l’ultimo sondaggio di 20 ore fa postato sul suo profilo.

Lega 28,7
M5S 25,4
PD 22,1
Forza Italia 10,0
Fratelli d’Italia 5,0
+Europa 2,7