giorgio levi

Di Maio: “Io non leggo i giornali, per informarmi vado sui social”

Il secondo vicepremier d’Italia Di Maio ha rilasciato qui una intervista ad Affari Italiani.  Tema: l’informazione, la stampa, i giornalisti. La brodaglia che Di Maio sbeffeggia un giorno sì e l’altro pure.

Alla domanda cruciale che giornali legge? Di Maio risponde: “Per informarmi non leggo i giornali italiani, fanno solo propaganda. Per capire cosa pensano le persone mi affido ai social. I giornali italiani li leggo per capire come ci vogliono attaccare i loro editori prenditori”.

Perfettamente in linea con il suo presidente del Consiglio Conte che aveva detto nei giorni scorsi: “Se leggessi i giornali non avrei tempo per governare”.

Ora, delle due l’una. O questa congrega d’incapaci ha deciso di portare a mille l’irritazione di quella parte del Paese che è sconcertata dal loro comportamento di governanti. Oppure sono proprio così, allo stato naturale. Per quel poco che può valere propendo per questa seconda ipotesi. Sono incolti, ignoranti, culturalmente beceri. E più sono asini e più diventano arroganti.

In fondo, questa è anche la loro carta vincente. Perché con queste smargiassate da bulli di periferia riescono ad identificarsi con i propri elettori. Che sono così, come loro. Anzi, l’ignoranza, il non leggere i giornali, il considerare la cultura come carta igienica, è diventato un vanto. Più ti pulisci il culo con la cultura (radical chic, poteri forti, finanzia giudaica e massonica) più il becerume dei votanti ti segue.

Tuttavia, c’è un però. Che Di Maio sia un gaffeur professionista. Sa benissimo che Matera non è in Puglia, ma lo fa apposta. Un po’ come il vecchio Mike Bongiorno, che per fare audience infilava una gaffes dietro l’altra. Con una differenza. Mike era un uomo coltissimo, uno che aveva frequentato il classico D’Azeglio di Torino, uno che aveva seriamente studiato. Di Maio potrebbe cominciare dalle scuole serali.