Più o meno funziona così. Quando in una redazione si sparge la voce che gli ispettori Inpgi stanno per arrivare scatta l’allarme rosso. Collaboratori, abusivi, non contrattualizzati, mine vaganti, perditempo, tutti, ma proprio tutti, devono sparire. Le redazioni si svuotano per un paio di giorni. Quello che sembrava un suk caotico si trasforma in kinderheim svizzero. Si cancellano le tracce, s’impolverano le tastiere dei computer, ci sono persino rotoli intonsi di carta igienica nei bagni. Gli ispettori arrivano, fanno domande ai contrattualizzati rimasti. Collaboratori? A casa, dove altrimenti?
Ora, va detta una cosa. L’Inpgi svolge, con i suoi ispettori, un lavoro benemerito. Controlla le aziende per verificare che vengano pagati i contributi, che non ci sia sfruttamento del lavoro e che nelle casse dell’Istituto entrino i quattrini dovuti. In tanti anni ho dovuto spiegare a colleghi e collaboratori che l’Inpgi sta dalla parte dei giornalisti, non è il nemico. Se gli ispettori sono lì è per il bene economico di tutti. Tu lavori, l’azienda versa i contributi, tu un giorno vai in pensione. Semplice. Troppo. Sono in molti a vedere negli ispettori il nemico, spinti (diciamo così) dall’azienda per la quale lavorano. Perciò si eclissano nel momento esatto in cui dovrebbero stare lì a farsi tutelare i propri interessi.
Leggo in questo comunicato dell’Inpgi che “con sempre maggiore frequenza accade che le aziende sottoposte ad un accertamento ispettivo – concluso con la contestazione del mancato versamento di contributi previdenziali e con applicazione delle conseguenti sanzioni civili – tentino di acquisire copia dei verbali delle dichiarazioni rese ai funzionari ispettivi dai dipendenti e dai collaboratori ascoltati nel corso dell’ispezione”.
Insomma, non è così fantasioso ipotizzare la ragione per cui le aziende chiedono di leggere i verbali. Come dire, mi avete beccato, ma ora so che tu collaboratore hai parlato. In un Paese civile non dovrebbe accadere, perché quello che ne deriva è in genere un ricatto. In un Paese distorto invece succede. Così l’Inpgi ha alzato una barriera: “Se da un lato appare di tutta evidenza quale possa essere l’interesse da parte aziendale all’acquisizione di tale documentazione, risulta altrettanto imprescindibile la necessita’ di sottrarre al c.d. diritto di accesso tutti quegli atti dalla cui divulgazione possa sorgere un pregiudizio alla riservatezza di soggetti che in qualche modo abbiano contribuito con obiettivita’ e onesta’ a formare il convincimento degli ispettori allo scopo di evitare qualunque rischio di ingiustificabili azioni discriminatorie o ritorsive nei loro confronti. Nè può valere il pur rilevante diritto vantato dalle aziende di ottenere la disponibilita’ di tutti gli elementi probatori per una compiuta ed efficace difesa in giudizio, laddove tale disponibilita’ lederebbe inevitabilmente la riservatezza di chi rilascia le dichiarazioni ai funzionari ispettivi. In tal senso, a tutela della riservatezza del lavoratore e della possibilita’ per lo stesso di non subire conseguenze in seguito alle dichiarazioni rese agli ispettori, il Consiglio di Amministrazione delI’Inpgi aveva adottato fin dal 1994 un apposito regolamento”
E dunque aggiunge Inpgi: “Con questa pronuncia della Commissione per l’Accesso ai Documenti Amministrativi appare ulteriormente salvaguardata la libertà e la serenita di tutti quei lavoratori e collaboratori che in presenza di un accesso ispettivo si trovino a dover evidenziare le situazioni di sfruttamento o comunque di irregolarità”.
Liberi di parlare e di denunciare agli ispettori Inpgi tutte le irregolarità, tutelati dalla riservatezza sui verbali. Fatelo. Naturalmente occhio al fuoco amico, lì non c’è privacy che tenga, guardatevi intorno in redazione.
Credits
Il comunicato su Inpgi Notizie