
La decisione da parte dell’editore Gedi di cedere La Stampa ha provocato una dura reazione tra i giornalisti del quotidiano torinese. Dopo un incontro con l’azienda, che ha confermato l’obiettivo di vendere la testata (ma non si sa ancora a chi), i giornalisti si sono riuniti ieri mercoledì 10 dicembre in assemblea permanente e hanno votato a favore di uno sciopero immediato.
Secondo quanto pubblicato dall’Agenzia Nova che cita “fonti informate” oggi giovedi 11 dicembre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe dovuto essere essere a Torino in segno di solidarietà con i giornalisti della Stampa che venerdì 28 novembre hanno subito un attacco da parte dei giovani dei centri sociali. Una ottantina (36 sono stati identificati) che avevano partecipato ad un corteo ProPal.
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Questo il comunicato dei giornalisti della Stampa con l’annuncio dello sciopero.
Il sito della Stampa non viene aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 e il giornale non sarà in edicola. E’ una decisione sofferta, presa a termine di una lunga assemblea che conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata.
Dopo che nei giorni scorsi l’editore ha annunciato l’intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall’azienda, il comitato di redazione nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l’amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l’amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema. L’esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione.
Con nostro grande sconcerto nel corso dell’incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita.
E’ in corso da tempo una trattativa con il gruppo greco AntennaUno e in parallelo si sta cercando un compratore per La Stampa a fronte del dichiarato disinteresse degli investitori greci per la nostra testata. L’obiettivo sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi.
Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore.
La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia.
“A tutti coloro che conoscono e apprezzano il modo in cui La Stampa fa giornalismo, e anche a tutti coloro che hanno provato a colpire questo giornale, si può rispondere con chiarezza: La Stampa continuerà a informare i suoi lettori come ha sempre fatto con rigore, serietà e indipendenza”, diceva John Elkann meno di due settimane fa. Al contrario dell’editore, noi crediamo ancora in queste parole.