
Comincia bene il 2022. Con l’approvazione della legge di bilancio (articolo 1, commi 103-118) è sancito il passaggio di Inpgi ad Inps a partire dal 1° luglio. Che cosa cambia nella previdenza dei giornalisti? Tutto e nulla, ma è un dato di fatto che pensioni e welfare passano da un ente privato ad uno pubblico. Altre norme, altre regole, altri calcoli. Per capire com’è andata qui sotto riporto un articolo del Il Sole 24 Ore che riassume benissimo i punti di passaggio tra i due enti.
Aggiungo un paio di considerazioni. La prima è che mi sarei aspettato di leggere un saluto di fine 2021 della presidente Marina Macelloni, che passerà alla storia per avere messo i sigilli ad una istituzione che lei stessa, e buona parte della dirigenza sindacale, aveva definito un baluardo dell’indipendenza dei giornalisti. Invece chiude l’anno più storto della storia previdenziale insalutata ospite. Pazienza. E dell’indipendenza che ne facciamo?
La seconda questione è che fine farà il sindacato. Che, com’è noto, è stato in questi anni finanziato e ben sostenuto economicamente da Fnsi, a livello nazionale e locale. Da nessuna parte ho letto dichiarazioni su questo punto. Denaro pubblico arriva alle organizzazioni sindacali da Inps, nella misura di circa 300 milioni all’anno, per le quote associative dei pensionati, trattenute sulle pensioni stesse. Altri quattrini sono destinati ai patronati da parte di Inps e Inail, ai Caf da parte di Inps per il calcolo dell’ Ise (Indicatore della Situazione Economica) e dell’ Isee (Indicatore Situazione Economia Equivalente) necessari alle famiglie che hanno diritto alle prestazioni sociali, i distacchi sindacali e i permessi retribuiti. In basso allego in .pdf una nota di Giuliano Amato proprio su questo punto. E allora, la domanda è: che cosa accadrà al nostro sindacato? E’ probabile che si applichino a Fnsi gli stessi criteri. Certo, sarebbe auspicabile che non s’indebolisse, perché privo delle risorse necessarie. Quello che accade nelle altre regioni non lo so, ma conosco benissimo l’impegno che il sindacato piemontese ci mette per restituire dignità e offrire appoggio morale e materiale, compresa l’assistenza legale nelle numerose controversie, ai suoi iscritti. Moltissimi dei quali disoccupati e tantissimi sfruttati dai datori di lavoro che pagano con elemosine le loro collaborazioni. Altri ancora sotto il giogo di editori, e spesso di direttori, che hanno fatto saltare le mediazioni tra lavoratori e aziende. Con il risultato che non si riescono più a comporre nemmeno i Cdr delle redazioni. Basti pensare ai casi di Stampa e Repubblica. Un sindacato indebolito perché privato di una fetta importante del suo bilancio aprirebbe a stagioni contrattuali e di confronto tra giornalisti ed editori molto complicate e dagli esiti incerti.
Infine, Inpgi 2. Ho sentito qualche collega definirlo il fortino che resta in casa. Calma. E’ vero ha i conti in ordine (per ora) ma è paragonabile ad una gestione assicurativa, dove i contribuenti sono freelance e versano quote in misura del loro reddito. Se incassano elemosine dal loro lavoro, avranno briciole di pensione. Inpgi 2 è una buona cosa, ma non è un ente previdenziale. In questi anni non ho mai incontrato un giornalista (pubblicista o professionista) iscritto ad Inpgi 2 andare in pensione e sostenersi con il reddito ricavato dai contributi.
Qui di seguito l’articolo del Sole a firma di Matteo Brioschi.
“Dal 1° luglio 2022 giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica saranno iscritti all’Inps. La legge di Bilancio 2022, articolo 1, commi 103-118, disciplina il passaggio all’istituto di previdenza pubblico della gestione sostitutiva Inpgi.
In apposita evidenza contabile, presso l’Inps, saranno iscritti anche i titolari di posizioni assicurative e i titolari di trattamenti pensionistici diretti e ai superstiti, già iscritti presso l’Inpgi. Si tratta della prima parte del trasferimento che dal 1° gennaio 2024 andrà pienamente a regime coinvolgendo le prestazioni non previdenziali, come i trattamenti di disoccupazione e di cassa integrazione guadagni che saranno, nel frattempo, erogati dall’Inps ma secondo le regole Inpgi.
Nulla cambierà per chi già percepisce una pensione o per chi la maturerà entro giugno 2022 perché si applicheranno le regole Inpgi, mentre le pensioni successive al 1° luglio 2022 saranno determinate, nel rispetto del principio del pro rata, uniformemente a quello degli iscritti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) dell’Inps.
L’importo, quindi, sarà il risultato della somma delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate secondo le disposizioni vigenti presso l’Inpgi, e dalla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite dal 1° luglio 2022 applicando le disposizioni del Fpld.
Inpgi ha usato il sistema retributivo fino al 2016 e per le annualità successive il sistema contributivo (uguale a quello dell’Inps). Soltanto gli iscritti dal 1° gennaio 2017 si vedono applicare integralmente il sistema di calcolo contributivo, con relativo massimale. Ciò comporta che, come stabilito dal comma 105 della legge di Bilancio, ai giornalisti con primo accredito Inpgi tra il 1996 e il 2016 non si applicherà il massimale contributivo anche sulla quota, contributiva, post giugno 2022.
Di conseguenza, pur passando all’Inps, questi giornalisti, con retribuzioni annue oltre il massimale (103.055 euro nel 2021), verseranno i contributi commisurati all’intero stipendio (invece ai lavoratori che hanno versato il primo contributo in Inps dal 1996 in poi si applica il massimale).
Per quanto concerne i requisiti di pensionamento, chi maturerà quelli Inpgi entro giugno 2022 potrà accedere alla pensione con tali regole anche successivamente. Per gli altri scatteranno le regole Inps. Nulla cambierà per la pensione di vecchiaia, dato che in entrambi in casi sono richiesti almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi (requisiti soggetti alla speranza di vita, attualmente ferma).
Attualmente Inpgi prevede anche la pensione di anzianità accessibile con 40 anni e 5 mesi di contributi e almeno 62 anni e 5 mesi di età. Opzione che da luglio 2022 dovrebbe venir meno mentre rimarrà la pensione anticipata che si raggiunge con 41 anni e 10 mesi di contributi (uomini un anno in più) indipendentemente dall’età.
Inoltre, secondo quanto riportato nella relazione tecnica della legge di Bilancio, il passaggio in Inps dovrebbe aprire l’accesso a opzione donna, ma quest’ultima sarebbe fortemente penalizzante a causa del ricalcolo dell’importo con il sistema interamente contributivo e riguarderebbe una platea molto limitata.
Nulla cambierà per l’eventuale pensione supplementare: sarà messa in pagamento al raggiungimento dei 67 anni di età, sempreché l’interessato non abbia maturato un diritto autonomo a pensione e sia già beneficiario di un trattamento di pensione a carico dell’Inps o di un altro ente previdenziale.
Sul fronte delle pensioni indirette, le percentuali applicate dall’Inpgi risultano di miglior favore rispetto a quelle Inps. Con un superstite, l’istituto dei giornalisti liquida il 75% della pensione che sarebbe spettata al defunto. Con due superstiti, la percentuale cresceva al 90%, fino a raggiungere il 100% nel caso di tre o più superstiti, con la specifica che, nel caso di concorrenza di più superstiti, la percentuale era suddivisa fra gli stessi in parti uguali.
Nell’Inps le percentuali sono: 60% al coniuge superstite, 80% a coniuge e un figlio, 100% a coniuge e due figli. Senza coniuge le percentuali in favore di uno più figli sono rispettivamente del 70, 80 e 100 per cento. A tal riguardo occorrerà attendere l’orientamento dell’Inps, al fine di comprendere se, per i decessi verificatisi dopo il 1° luglio 2022, le percentuali Inps saranno applicate sull’intero importo di pensione oppure se, sulla quota determinata fino al 30 giugno 2022 con le regole Inpgi, si continueranno ad applicare le aliquote di reversibilità maggiori “.
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