
(Foto Cottonbro da Pexels)
Secondo un’agenzia Agi, in una nota del 13 marzo, l’assessore alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu (Lega) informa che la comunicazione (caso Covid 19, ndr) verso la popolazione è in capo alla sola Regione attraverso qualunque mezzo (televisivo, stampa, social network, sito internet) e raccomanda di attenersi strettamente a tale disposizione.
Tramite pec, arriva dall’assessore anche l’avvertimento agli eventuali trasgressori: “Si chiede di avviare, senza indugio, opportuni provvedimenti disciplinari verso chiunque non si attiene strettamente a tale disposizione. Qualunque attività comunicativa di codeste aziende dev’essere autorizzata dalla Regione”.
Dunque, medici, infermieri e personale ospedaliero non possono più comunicare, nemmeno attraverso internet, con chiunque si occupi d’informazione. Una stretta che non è piaciuta niente a Ordine dei giornalisti e sindacato che scrivono: “Un tentativo di limitare la libera manifestazione del proprio pensiero. L’articolo 21 della Costituzione non può essere messo in discussione da nessuno, tanto meno in momenti delicatissimi della vita del Paese come quello che siamo attraversando. Il tentativo di introdurre la fonte unica è grave e pericoloso”.
Arrivano anche le proteste dell’Ordine e dei sindacati di medici e infermieri: “Mentre i nostri medici con tutti gli altri operatori sanitari, schierati in prima linea contro un nemico feroce e invisibile, chiedono, agli amministratori regionali, di essere protetti e difesi per poter svolgere con un po’ di sicurezza il proprio lavoro, arriva, invece delle mascherine, un bavaglio. Un’inaccettabile direttiva emanata dall’assessore alla Sanità che, con metodi dittatoriali vuole imporre il silenzio con minacce di sanzioni e quant’altro. Siamo basiti davanti a tale ingiunzione che viola l’articolo 21 della nostra Costituzione”.
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