giorgio levi

Studio Mediobanca 2012-2017. Fatturato di Gedi al terzo posto del mercato editoriale italiano. Leader incontrastati Mondadori ed Rcs+Cairo

Secondo uno studio pubblicato a metà dicembre da Mediobanca (dai relativi al 2016 e ultimi mesi del 2017) il settore editoriale, tra il 2012 e il 2016, ha perso 3.422 posti di lavoro. Un calo del 20,8% rispetto agli anni precedenti. Le entrate sono diminuite del 25,7%. Una percentuale che migliora nell’ultimo anno, dove sono scese soltanto del 5%.

Il focus di Mediobanca è scaricabile qui sotto in formato .pdf.

Tra il 2012 e il 2016 le conseguenze sull’occupazione sono state molto dure. Il settore ha infatti perso 3.422 posti di lavoro, un calo del 20,8% nel quinquennio considerato. Nel complesso i nove maggiori gruppi editoriali italiani hanno registrato perdite per 2 miliardi di euro, con poche eccezioni: soltanto Cairo Editore e il gruppo L’Espresso hanno chiuso il quinquennio in utile.

La diffusione cartacea è diminuita di 300 mila unità, passando da 2,9 a 2,6 milioni di copie medie al giorno (-33,3% sul 2012).

Interessanti i dati di fatturato relativi all’acquisizione di Itedi (Stampa + Secolo XIX) nel Gruppo Gedi (Repubblica + Finegil).  Itedi prima della nascita di Gedi rappresentava il 3% del fatturato del mercato editoriale ed era il penultimo gruppo italiano, sotto anche a  Caltagirone di un punto (4%). Il Gruppo Espresso registrava invece il 16%. Con l’aggregazione nel gruppo di De Benedetti le due società editoriali insieme raggiungono il 19% posizionandosi al terzo posto del mercato, ancora molto lontane però da Mondadori (34%) ed Rcs+Cairo Communication (29%) che restano i leader di mercato.

Quello che appare evidente, che pur non essendoci posizioni in contrasto con le leggi che limitano le concentrazioni editoriali, ai piccoli editori resta ben poco. E questo va ovviamente a discapito della libertà e dell’indipendenza dell’informazione. Segno che il mercato si restringe, invece di allargarsi. E’ tempo di rimettere mano alla normativa, che evidentemente, con lo sviluppo della distribuzione dell’informazione anche in rete, non è più adeguata ai tempi.

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