giorgio levi

Avrei voluto dire qualcosa d’intelligente sul master

2015-07-09 10.12.05

Avrei voluto dire qualcosa d’intelligente sulla questione master (ora che Renato Rizzo, 70 anni, ex inviato de La Stampa, in pensione, è stato chiamato a dirigere la scuola in sostituzione di Vera Schiavazzi, alla guida per 11 anni), ma non so perché, per una ragione o per l’altra, non ci riesco. Certo, colpa del mio ridotto numero di neuroni (3) che precipitano,  ma anche perché intrighi e trame mi sono venuti a noia.  La mia mente perde di elasticità e non riesco più a mettere a fuoco i veri temi del canaio. Avrei un discreto catalogo di colpi di gomito in area, ma ci sono partite di calcio assai più interessanti a cui appassionarsi. Mi arrendo, mi limito a osservare che questa scuola è arrivata al capolinea.

Il treno è in stazione, e siccome non ci sono altri binari dopo, la rete ci sovrasta e la necessità di un drastico cambiamento generazionale alla guida è imprescindibile, sarebbe opportuno scendere. L’anziano “Giorgio Bocca”  è  inadueguato alla velocità di cambiamento del mondo editoriale e soprattutto al mercato del lavoro. Il ticket università-ordine non funziona più. Ognuno tira la coperta dalla sua parte e siccome è corta si resta senza a turno.

Un master di altissimo profilo a Torino è possibile, c’è un progetto ambizioso e ci sono scambi di opinioni con Politecnico, banche e fondazioni e Ordine nazionale. A cui dovranno aggiungersi Fieg ed Fnsi. Tutti soggetti interessati (almeno fino a questo punto)  a sostenere la “buona scuola di giornalismo”. E che Torino ne sia un punto di partenza.

Andrà in porto? Beh, i tre neuroni sono in modalità standby, quindi stanno già molto meglio di prima.

 

 

 

6 thoughts on “Avrei voluto dire qualcosa d’intelligente sul master

  1. Vorrei ricordare a Giorgio Levi che dovrebbe saperlo visto che è membro del comitato scientifico, che Rizzo NON è stato chiamato a dirigere il master. E’ stato proposto al comitato scientifico dal consiglio regionale dell’Ordine di cui pure Levi dovrebbe sapere qualcosa visto che ne è il tesoriere. Io che del master sono il direttore scientifico avevo proposto una diversa soluzione che il consiglio di cui Levi è tesoriere ha sistematicamente silurato. Se Levi ha proposte alternative lo invito a proporle non (o non solo) su Facebook, ma là dove possiamo prenderle in considerazione. Se Levi ha questioni con il suo ordine regionale può per favore discuterle con loro prima di scaricarle sul master?

  2. Precisazione a Peppino, che sarò ben lieto di estendergli a voce, ma siccome c’è un commento qui, mi sento in dovere di rispondere pubblicamente. Primo: è stato chiamato non vuol dire che lo sia. Sulle questioni burocratiche non mi sono infatti dliungato, non credo siano così interessanti. Detto ciò, se il consiglio dell’Ordine ha scelto Rizzo vuol dire che va bene. Io non ho proposte alternative, il mio post (non su facebook, ma sul mio blog personale) era un giudizio sull’attuale situazione del master di Torino. Così, la penso e così lo scrivo.
    PS. Io non ho mai silurato nessuno, nè m’interessa, guardo avanti, il presente è già passato e questo mi basta.

  3. In attesa delle decisioni che l’Ordine nazionale dei giornalisti dovrà assumere sulla mia eventuale nomina a coordinatore delle testate e dei laboratori del master di Torino voglio ricordare a Levi alcuni punti che si è dimenticato di sottolineare nella sua meditazione. Ho dato la mia disponibilità a ricoprire questo incarico seguendo le indicazioni pubblicate dall’Ordine regionale nelle quali si richiedeva la presentazione di un curriculum professionale e non si imponevano – come sembra evocare o invocare Levi nei suoi conati di – discriminazioni di alcun tipo, comprese quelle legate alla data di nascita.
    Del resto lo sapeva bene lo stesso Giorgio Levi, 64 anni tra quattro mesi, pensionato, ex redattore di varie testate tra le quali Retequattro, Topolino e La Stampa prima di sollecitare sul proprio blog un cambio generazionale alla guida del master si era autocandidato – in un impulso giovanilistico abbastanza contraddittorio con i titoli anagrafici cui s’appella ora – alla carica di direttore della stessa scuola. E, forse, non è superfluo aggiungere che il Consiglio dell’Ordine, di cui Giorgio è membro, ha bocciato la sua richiesta perché il candidato ha un curriculum privo dei requisiti di base per poter ambire a quel ruolo.
    Non voglio fare il dietrologo, ma incuriosisce immaginare perché e per andare dove il collega abbia tentato di mettersi alla guida di un treno che ritiene finito su un binario morto. Non sarà, magari, perché si è sentito un po’ colpevole? Per anni, infatti, ha svolto il compito di tutor al master e fa ancora parte del Comitato tecnico-scientifico che al master sovraintende. Certo – viene spontaneo domandarsi: se pensava e pensa queste cose come mai, avendo responsabilità e strumenti per intervenire, non ha indirizzato gli sforzi della propria intelligenza per cambiarle? E se ci ha provato e i suoi tentativi sono stati frustrati da qualcuno o da qualcosa, come mai è rimasto nella ?
    In realtà, a dispetto di constatazioni e vaticini improntati a un pessimismo reale o di facciata, il master non è certo nelle condizioni di cui parla Levi. Lo dico dopo un’esperienza di tutor durata tre anni durante i quali, alla pari di altri colleghi, del resto, non ho nascosto, a volte, perplessità legate alle contingenze organizzative in una dialettica comunque costruttiva. E se sarò chiamato a coordinare il lavoro giornalistico della scuola mi impegnerò a fondo, con l’indispensabile aiuto di tutta la squadra, a colmare eventuali lacune e a migliorare il migliorabile, convinto che il treno continuerà a macinare chilometri.
    Gli studenti che, oggi, sono occupati in stages presso redazioni di giornali, tv e radio, stanno dimostrando di saper mettere a frutto quanto appreso in questa prima parte del biennio. Il percorso d’avvicinamento all’esame di stato che si concluderà quest’anno si presenta impegnativo, né potrebbe essere altrimenti per chi dovrà affrontare una professione dura in un mondo duro. Sono sicuro che la struttura-master saprà garantire a questi futuri colleghi una preparazione ed un supporto adeguati, ma questo è un discorso da fare in altra sede dove, magari, Giorgio Levi potrà esprimere non solo i suoi rammarichi, ma anche qualche suggerimento.
    Grazie per l’ospitalità..
    Renato Rizzo.

  4. Rileggendo il mio post mi sono reso conto che sono saltati alcuni segni di interpunzione e alcune parole. Per chiarezza, i che attribuisco a Giorgio Levi sono .in riferimento agli sforzi ai quali dice d’essersi sottoposto. E il luogo in cui gli domando come mai si sia fermato senza poter esercitare le proprie prerogative è del Comitato tecnico-scientifico.
    Grazie. Renato rizzo

  5. Caro Renato,
    devo darti ragione su tutto. Come sempre (per il periodo che sono stato alle Cronache de La Stampa per me passare i tuoi pezzi era un sollievo, perché erano scritti come si deve e senza mai un refuso, e come sai non per tutti è così) sei un cronista accurato e preciso. Confermo di aver dato la mia disponibilità, caduta poi per l’assenza di requisiti.

    Debbo però aggiungere che da quel momento all’ultima votazione in Consiglio, che ti ha selezionato, ho riflettuto molto sulla funzione dei master, ho approfondito il tema con persone che conoscono i master esteri (soprattutto americani e anglosassoni), ho letto e studiato più di quanto non avessi fatto fino ad oggi. E sono arrivato ad una conclusione, della quale parlavo l’altro ieri con nostri colleghi, anche del Consiglio. Ovvero, è necessario un rinnovamento totale dei master, in ogni dettaglio. A partire da chi lo dirigerà. E mi ci metto anch’io, sarei stato inadeguato a ricoprire quel ruolo e oggi (anche avessi avuto i requisiti) non lo riproporrei più.

    Il nostro mondo Renato, è cambiato radicalmente come tu sai bene. L’informatizzazione e la rete lo hanno rivoluzionato completamente. Sì, saper scrivere bene un pezzo come si deve sarà sempre importante, e qui tu sei certamente maestro. Ma impostare una scuola di giornalismo che guardi al mercato dei prossimi 10 anni è un fattore diverso.

    Ti dirò questo, sono stato tra i primi in Italia (alla fine degli anni Ottanta quando stavo ancora in Mondadori) a scoprire prima e a seguire poi per tutti gli anni Novanta la nascita e l’evoluzione di internet. Nel senso che la studiavo ogni giorno, ci lavoravo con quelle poche conoscenze che avevo, ne ho scritto molto. Ero tra quei pionieri del tempo. In 25 anni non ho smesso un solo giorno di sperimentare qualche programma o applicazione o evoluzione della rete. Sono stato tra i primi 100 abbonati a internet nel 1991, ho fatto da sperimentatore a facebook prima che entrasse in rete. Eppure sono vecchio per capire dove andremo, io studio ma la velocità di evoluzione è superiore a quello che riesco a immagazzinare.

    E siccome buona parte del nostro mestiere si sta traghettando (non tuttta spero) da quella parte e siccome tra i giovani chi riesce a trovarsi un posto di lavoro serio (come quello di una volta) è soltanto per le sue capacità di stare su internet, di conoscere milioni di applicazioni, di scrivere notizie che dieci minuti dopo spariscono dal video, ebbene credo a dirigere un master di giornalismo ci voglia uno collega giovane, diciamo non più di 45 anni, professionalmente nativo digitale. Io la penso così. Il mondo va così. Ecco, perché Renato onestamente devo ammettere oggi che sarei pure io fuorigioco. Grazie e buon lavoro.

    PS. Se tra quattro mesi ho 64 anni, vuol dire che oggi 14 ottobre 2015 ne ho 63.

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