giorgio levi

L’Ordine al voto ha dimenticato il Piemonte

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Con uno scarto di appena 8 voti, dopo il primo turno elettorale per il consiglio regionale del Piemonte, ci sono 4 candidati (Sinigaglia 105, Caglieris 105, Martinengo 100 e Levi 97). E altri due (Bosonetto 91 e Banfo 81) distanziati da una manciata. Molto più staccati il voto d’affetto a Domenico Quirico (34 voti) e all’outsider Vittorio Pasteris (24 voti). Dunque, ci sono tutti e sei, e ravvicinati, i candidati consiglieri di Insieme per l’Ordine per le 6 posizioni al consiglio regionale.

I votanti sono stati circa duecento, pochi ma nella norma. Le elezioni dell’ordine hanno un appeal molto vicino allo zero. Dunque, non dobbiamo stupirci dello scarso interesse. Anzi, ringraziamo i volonterosi e appassionati del genere “oggi è domenica, mi faccio del male, non vado al mare e oltre ad essere di turno in redazione vado pure a votare per l’ordine”. Ecco, ora amici cari per completare il divertimento c’è anche l’appuntamento di domenica prossima per il ballottaggio. Sono sicuro che avremo ancora un sacco di cose da dirci.

Certo, la bassa affluenza dei votanti è dovuta alla pessima diffusione dei seggi sul territorio, che non ha nemmeno tenuto conto del numero dei giornalisti professionisti presenti in Piemonte. In questa tornata si poteva votare soltanto a Vercelli, Alessandria e Torino. Fuori sono rimaste roccaforti come Asti, Novara e soprattutto Cuneo. Dove i colleghi sono numerosi, ma ai quali non puoi chiedere di mettersi in macchina, farsi quasi duecento chilometri di strada, spendere almeno 30 euro di benzina per partire dal Cuneese e venire a Torino. E così i novaresi, che avrebbero meno strada per raggiungere Vercelli, ma dovrebbero mettere in conto almeno una mattina di tempo per fare tutto. E di domenica poi, giorno nel quale spesso si lavora e in redazioni molto ridotte nei numeri, quindi con tempi a disposizione assai stretti.  Lo stesso potremmo dire di Asti su Torino, o Biella su Vercelli, o Verbania su Novara.

Insomma, se i votanti sono pochi c’è anche questa ragione, l’avere dimenticato i giornalisti professionisti che lavorano in Piemonte. Io che ho battuto in lungo e in largo il giornalismo di provincia, dalla Lombardia al Piemonte, e ne conosco ogni sfumatura, ho imparato ad apprezzarlo e ad amarlo, capisco il distacco con Torino.  L’Ordine li ha messi in un angolo e, secondo me, anche sottovaluti. E questo è un grave errore. So di malcontenti, di situazione disperate, di stati di crisi, di disoccupazione, di occupati appesi ad un filo, di bravi giornalisti che se ne battono dell’ordine. Ma sono abbastanza certo che tanti altri avrebbero avuto molto da dire in questa occasione. Soprattutto a noi che da lunedì 27 maggio dovremmo essere i loro rappresentanti.