giorgio levi

Dibattito dei grillini sull’informazione, ecco perché non andrò

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Il MoVimento Cinque Stelle organizza per martedì a Torino un dibattito sull’informazione. Contattato dal collega Vittorio Pasteris avevo accettato di essere tra gli ospiti della serata. Pur con qualche ritrosia (non capisco come in una serata di Coppa Campioni ci sia chi organizza dibattiti, per quanto accattivanti siano) ma alla fine disponibile a partecipare. In fondo, pur essendo molto lontano dalle idee politiche del Movimento di Grillo sono convinto che i confronti, anche accesi, servano a crescere e a migliorarsi. Mai mi sono tirato indietro anche da scontri politici forti, non l’avrei fatto nemmeno in questo caso. In fondo il tema è di enorme attualità e forse sul tappeto ci sono anche buone proposte che credo di condividere.

Dunque, sacrificando la Juve i presupposti per la discussione c’erano tutti. Avevo qualche dubbio sulla tenuta della serata, un simpatizzante ha così commentato in questi giorni sulla pagina di Facebook dedicata all’avvenimento di martedì: “L’informazione non e’ un bene comune ma bensi’ solo della casta dei giornalisti che vivono di parole mentre gli altri lavorano sul serio e rischiano la pelle sulle strade ghiacciate per un tozzo di pane GIORNALISTI ….. ASSERVITI ALLA POLITICA …….. BUUUUUUU GO AWAY FROM ITALY ANDATE A SFRUTTARE ALTRI POPOLI CHE GLI ITALIANI NE HANNO LE PALLE PIENE !!!!!!

Grande clima, mi sono detto. Ho visto e sentito di peggio, perciò ci può stare. Quello che non va, che stride con qualsiasi idea che uno abbia della partecipazione democratica sono le liste di proscrirzione dei giornalisti inventate ieri da Grillo, gli insuliti, le minacce, le volgarità dei simpatizzanti del movimento alla giornalista dell’Unità, aggravati dal fatto che si tratta di una donna. Del clima arroventato di una sala da dibattito me ne fotto, ma quello che non posso accettare sono le urla scomposte di un politico che assomiglia sempre più ai fascisti violenti prima della marcia di Roma.

Alla serata dunque non ci andrò. Per rispetto alla collega dell’Unità villaneggiata, derisa e insultata. Per rispetto ai molti che fanno questa professione, che guadagnano 50 centesimi ad articolo, che sono ricattati  da direttori ed editori, che sfangano stipendi da miseria per mantenere una famiglia e raccontare sui giornali le verità dei fatti. Qualsiasi argomentazione sull’informazione non può che partire da questo. Tutto il resto è propaganda e anche molto stupida.