Nel giorno stesso dell’entrata in vigore della legge sulla riforma dell’editoria (che contiene una delega dedicata ad una sorta di mini riforma dell’Ordine dei giornalisti), il presidente Enzo Iacopino indice le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale per il 22 gennaio. Ma con quali norme si andrà a votare? Con il vecchio sistema, perché il decreto attuativo che riguarda la futura composizione del Consiglio nazionale (40 professionisti, 20 pubblicisti) non è ancora pronto e dunque Iacopino, con una tempistica perfetta e, come dice Franco Abruzzo “inattacabile”, porta i giornalisti alle urne senza aspettare altro tempo.
Una ragione c’è. Dice Abruzzo: “La mossa è astuta quanto inattacabile. Iacopino punta a farsi rieleggere dalla vecchia oceanica maggioraza popolata da una legione di pubblicisti. Il decreto attuativo della legge 198/2016 varrà per le elezioni del 2020″
Il gesto di Iacopino, in generale anche fuori dagli ambienti giornalistici non è piaciuto, è apparso quasi come una sfida al governo. Chi non ricorda l’intenzione di Renzi di abolire gli ordini professionali, compreso quello dei giornalisti? Così, in molti in queste ultime ore stanno muovendo ogni possibile pedina. Una via per andare al rinnovo dell’Ordine, con la legge appena entrata in vigore, sarebbe a portata di mano e nemmeno troppo complicata. Abruzzo: “Al ministro Orlando resta una sola contromossa, prolungare con decreto legge la vita dei Consigli del’Ordine per altri sei mesi. Così entrerà in vigore il decreto attuativo prima del voto del giugno 2017. Vedremo. La guerra è in corso”.
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