Ho una frequentazione con le faccende religiose pari a zero. Se dovessi stare ai precetti ufficiali mi sarei già conquistato un posto tra le fiamme dell’inferno. Sono un credente molto labile, vado raramente in chiesa, ho dubbi su tutto, sulla vita terrena e in quella dell’adilà, che mi appare assai improbabile. Ho una pessima coscienza religiosa, aggravata dal fatto che sono un cattolico che aveva un padre ebreo e come sappiamo gli ebrei, nella più alta concezione che hanno di D** nemmeno lo citano o lo scrivono il suo nome. Insomma, non ho imparato niente. E dunque non sono il più accreditato a dissertare di questioni legate alla fede. Però, però. Ieri il vescovo di Torino Nosiglia è venuto alla Casa dei giornalisti a presentare la sua “Lettera alla Città”, che scrive ogni anno in occasione della Festa di San Giovanni.
Da quello che ho capito di solito rende pubblica la sua omelia (ma si dirà così?) nei luoghi della Curia torinese. Va lì e tutti capiscono che cosa dice. Questa volta la “lettera” era indirizzata a tutti, anche a me direi. Voleva rivolgersi ai non credenti o ai crediti in difetto, categoria alla quale mi pare di appartenere. Così sono stato lì nella Sala Toniolo di Palazzo Ceriana in (religioso) silenzio. Nosiglia è un prete che non parla come se avesse la tonaca. Dice cose di altissimo profilo sociale e qualche volta, si nota benissimo, avrebbe voglia di battere i pugni sul tavolo. Ha i toni pacati di un combattente. Sorride, ma mica sempre.
Mi piacerebbe conoscerlo meglio. Mi rendo conto che il confronto sarebbe impari (a mio discapito, eh) perché in tempi dove abbiamo perso gli orizzonti più sensati della vita sentirlo parlare mi ha fatto un gran bene. Quello che c’è scritto nella lettera lo trovate in .pdf al link qui sotto, il consiglio è di leggerla, parola per parola. E poi magari tornarci e assimilare. E’ quanto di più lontano dai clik su Facebook uno possa immaginare, ma se usciamo dalla logica dei like possiamo anche ritrovare le radici della vita.
Ps. Nosiglia è venuto al Circolo della Stampa per parlare con noi, e questo già la dice lunga. Ha rimproverato i giornalisti perché nelle notizie di prima pagina si leggono solo catastrofi e mai si entra nella vita delle famiglie. E’ arrivato a Palazzo Ceriana accompagnato da un giovane e serissimo sacerdote che vestiva come i preti dei film di De Sica, a bordo di una dignitosa e anziana Croma blu scuro. Speriamo che torni.
Credits
Mio fratello è qui, lettera di monsignor Nosiglia alla città