
Gli anni dei pionieri delle tv private (nella foto la prima troupe esterna di Teletorino International), pochi nel 1977 potevano immaginare il fallimento del sistema di oggi
Il sindacato dei giornalisti Stampa Subalpina con Cgil, Cisl e Uil ha presentato a Giuseppina De Santis, Antonella Parigi e Giovanna Pentenero (rispettivamente assessori regionali all’Economia, alla Cultura ed al Lavoro) una piattaforma di proposte per il sostegno al settore dell’editoria e dell’emittenza locale, particolarmente sofferenti. Tra le richieste più significative quella di riscrivere la legge regionale per l’editoria in modo che vada a premiare e finanziare le aziende che investono su innovazione e tecnologia e che lo fanno nel pieno rispetto delle regole.
Che la crisi sia terribile lo dicono le cifre. In 5 anni hanno chiuso tre importanti televisioni locali Telesubalpina, Telestudio e ora anche Telegranda. Tra le principali, sono operative ancora Grp, Rete7, Telecity, Quartarete, Videogruppo, Rete Canavese, Telecupole, Primantenna. Delle 31 radio locali, 5 hanno chiuso i battenti. Si sono così persi dal 2010 oltre 100 posti di lavoro, che salgono a quasi 200 se si considera l’indotto.
Si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione in Regione (in fondo la versione completa): “La raccolta pubblicitaria, principale fonte di ricavi per il settore si è ridotta dell’80%, mentre si sono ridotti del 70% i contributi derivanti dalla Legge 488/98. Nel corso del 2015 sono stati utilizzati fino ad esaurimento gli ammortizzatori sociali in deroga. Il rischio è che l’anno nuovo porti ad altre chiusure”.
Nel settore dell’editoria sono andati persi posti di lavoro negli ultimi 5 anni per circa 2500 addetti tra diretti ed indiretti. Hanno chiuso realtà storiche come la Ilte (To), RotoAlba (Cn) e le Officine Grafiche di Novara ex Dea, mentre nei periodici locali l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è divenuto ormai una regola.
Credits
Le proposte sindacali nel comunicato unitario, qui sotto completo e in formato .pdf, presentato agli assessori all’Ecnomia, al Lavoro e alla Cultura.