giorgio levi

Ordine dei giornalisti, ha fatto bene chi non ha votato

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Devo dare ragione al mio amico Battista Gardoncini. Prima delle elezioni dell’Ordine aveva detto che votare non sarebbe stato solo inutile ma anche dannoso.

Il presidente Sinigaglia, piccato (non trovo vocabolo più elegante) per quanto scritto qui la settimana scorsa, si è presentato ieri in consiglio con una verbosa e lunga disquisizione legale redatta da un avvocato. L’oggetto era proprio il mio pezzo in rete. Roba da non credere. Pensi di avere visto la maggior parte delle bassezze della vita, invece scopri che il meglio deve sempre arrivare. Ora, non voglio farla troppo lunga, nè sprecare un secondo in più del mio tempo. Quella di ieri è stata una sceneggiata (male orchestrata),  della quale è persino difficile ricostruire il clima, diciamo che era un po’ come i vecchi processi sovietici,  un paio d’ore disgustose. Un attacco personale, lì nella sede dell’Ordine dei giornalisti.

Mi faccio qualche domanda. Come può il presidente di Ordine dei giornalisti rispondere ad uno scritto di un collega, che raccontava come si era consumato il suo tradimento nei confronti della coalizione che lo aveva sostenuto, usando il parere di un legale? Può un giornalista (presidente dell’Ordine) ricorrere ad un avvocato per ribattere all’opinione di un altro giornalista (consigliere dell’Ordine) alla seconda seduta di consiglio? Quando bastava una telefonata e venti di righe di spiegazione che io avrei pubblicato per intero. E’ normale o siamo davanti ad un caso che la scienza non ha ancora studiato? Vogliamo dirla tutta? Una volgarità.

Le risposte vengono da sole. Se era un tentativo d’intimidazione è riuscito molto male. Se era la dimostrazione che il coraggio o uno ce l’ha o non se lo può dare, è venuta molto bene. Usare l’Ordine per difendere il proprio discutibile operato politico dopo le elezioni è molto grave.

Nel golf esistono milioni di infinitesimali regole. Ma non ci sono arbitri, se non nei grandi match. Il fascino di questo sport (che Dino Buzzati racconta in uno straordinario racconto uscito in questi giorni per l’editore Henry Beyle di Milano) è che i giocatori fanno della lealtà un principio che è il fondamento stesso di questo sport. Se sei scorretto anche solo una volta non giochi più. A fine partita, comunque sia andata, dopo che l’ultimo giocatore ha ripiantato la bandiera nella sua buca, ci stringe la mano e ci si ringrazia a vicenda. Come nel tennis,  e com’è spesso nella vita degli sport leali.

Che cosa c’è di leale se per controbattere ad uno scritto di un collega, e mascherare al tempo stesso qual è stata la vera origine dello scontro, si fa ricorso alla legge usando l’Ordine dei giornalisti? Zero. Hanno fatto bene i colleghi che non sono venuti a votare.

Ad ogni buon conto, questo blog continuerà ad raccontare e a marcare l’andamento politico di quanto accade all’interno dell’Ordine. Con o senza carte da tribunale. Io uso la tastiera, ed è l’unico mezzo che conosco.

PS. Tra l’altro l’avvocato chi lo paga? L’Ordine? E cioè anche io? E’ curioso che mi paghi un avvocato per sentirmi dire quello che non devo scrivere.  Chiederò che dal prossimo pagamento della quota mi venga detratta la cifra che mi è costato impiegare contro me stesso. (Battista, avevi proprio ragione, neh).