
E’ tutto in questo comunicato Gedi del 23 maggio: “Il Gruppo GEDI comunica di aver sottoscritto il contratto preliminare per la cessione della testata La Provincia Pavese, nonché delle relative attività digitali, alla società SAE Lombardia S.r.l. La società fa parte del Gruppo Sae, un gruppo editoriale italiano che edita diverse testate storiche radicate nei rispettivi territori di riferimento, quali Il Tirreno, La Nuova Sardegna, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Il perfezionamento della cessione è previsto entro il mese di giugno con efficacia 1° luglio 2025. La cessione è subordinata all’espletamento delle usuali procedure sindacali nonché alla stipulazione del conseguente atto notarile definitivo“.
Fine della corsa, ceduto anche l’ultimo quotidiano del gruppo. Meriterebbe un saggio storico la vicenda di quello che fu il Gruppo Finegil-Espresso, il più imponente raggruppamento di quotidiani nella storia del giornalismo italiano.
In un post del 1° dicembre 2019 su questo blog, che ha seguito la vicenda Gedi da Carlo De Benedetti a John Elkann ogni giorno in questi ultimi 7 anni, avevo ricostruito ogni vicenda legata al maxi gruppo editoriale, dalla sua nascita fino ad oggi.
Ma tutto comincia l’8 maggio 2017 con un comunicato: “Gedi Gruppo Editoriale s.p.a. rende noto che in data odierna è stata iscritta presso il Registro delle imprese di Roma la delibera dell’Assemblea degli azionisti della Società che, lo scorso 27 aprile 2017, ha approvato in sede straordinaria la modifica della denominazione sociale da Gruppo Editoriale L’Espresso s.p.a. in Gedi Gruppo Editoriale s.p.a“.
Cronista di provincia, dalle risaie alle colline
Ho lavorato molto tempo fa alla Provincia Pavese per tre anni, distaccato nelle redazioni locali a caccia di notizie nei paesi più sperduti, in mezzo alle risaie o sulle colline dell’Oltrepo. Ho imparato a fare il cronista di provincia proprio in quella fetta di Lombardia al confine con il Piemonte, la Liguria e l’Emilia. Il mio compito era raccontare l’economia e la società in lunghi reportage sul territorio, anche in centri piccolissimi.
Ho viaggiato per centinaia di chilometri, ho setacciato ogni paese, ogni frazione, ogni raggruppamento di case. Spesso non avevo una notizia di partenza, non ero mai stato in vita mia da quelle parti, viaggiavo con la cartina in mano nelle nebbie dell’inverno, le notizie le dovevo costruire bussando ad ogni porta. Il comune, il centro anziani, il sindacato, la parrocchia, il bar del paese. Avevo due pagine a disposizione, quanti reportage ho scritto non lo ricordo, so che quei paesi non finivano mai.
Ne ricordo soprattutto uno: Arena Po, credo meno di mille abitanti. Il sindaco democristiano era un sarto. L’ho aspettato un paio d’ore, in compagnia dell’unico impiegato del comune. Il sindaco aveva un ufficio impressionante, di una ricchezza architettonica da museo, le volte affrescate, statue, ninnoli, candelabri. Sembrava il set di un film sul Risorgimento. Lui non aveva notizie, ma mi raccontò la sua storia di sarto. Era la notizia che cercavo.
Auguro ai colleghi della Provincia Pavese ogni fortuna nel tempo futuro.