giorgio levi

Alberto Bolaffi, la “Ditta” prima di tutto

Se n’è andato Alberto Bolaffi, aveva 89 anni. Erede di quella che è stata nel Novecento la più grande azienda del mondo in materia di collezionismo di francobolli, fondata dal nonno Alberto nel 1890 e guidata poi con rigore e maestria dal padre Giulio. Alberto negli anni Duemila ha consegnato quel nome così celebre nelle mani del figlio Filippo, che ha costruito giorno per giorno una delle case d’aste e di collezionismo, non soltanto filatelico, più celebri in Europa, entrando da innovatore in questo appetibile mercato del nuovo Millennio.

Mio padre fu il direttore amministrativo e direttore del personale della società e delle varie consociate di Alberto Bolaffi. Papà era l’uomo dei bilanci, dei conti, dei numeri, della finanza, dei rapporti con le banche. Con Alberto ci furono scontri epici. Papà usciva dalle riunioni del pomeriggio letteralmente a pezzi. Bolaffi era un uomo di fantasia, pieno di idee, di progetti impossibili all’atto pratico. Chiedeva a papà di studiare piani economici sostenibili. E il più delle volte non erano, numeri alla mano, praticabili. Alla fine vinceva (ovviamente) sempre Alberto e papà trascorreva buona parte del suo tempo a scovare risorse negli angoli più remoti dei bilanci.

Alberto però, finita la battaglia ragionieristica sui numeri, quando le acque si calmavano, era un uomo affettuoso con mio padre. Diverso da quello della tempesta in riunione. E papà questo lo sapeva.

Ricordo una domenica mattina d’estate. Venne a casa nostra. Suonò il campanello e chiese a papà di scendere in strada. Lì davanti aveva parcheggiato la sua nuova e spettacolare Ferrari 250 GT California spider, blu scura naturalmente. Il colore della Bolaffi o meglio come si diceva allora della Ditta. Voleva portare mio padre a fare un giro con lui per Torino. Li ho osservati avviarsi con la capote abbassata come due vecchi amici.

Alberto Bolaffi con mio padre accanto e mia madre ad una cena dei dipendenti della Ditta

Bolaffi volle anche mio padre accanto a lui negli anni Settanta durante i mesi di colloqui con la Mondadori a Segrate per concludere un accordo di co-edizione che avrebbe introdotto Alberto nel grande mondo dell’editoria che conta. Partivano da Torino con la Bentley del padre Giulio, con autista in divisa. Nasceva la Bolaffi&Mondadori, l’editrice di Bolaffi Arte e Weekend e di numerose altre pubblicazioni, che papà amministrò fino allo scioglimento del gruppo.

Papà non c’è più da tanti anni. Oggi, con la scomparsa di Alberto, si è chiuso il tempo di quel lontano mondo, che a me sembra ancora così vicino.

Lascia un commento