giorgio levi

Al Salone non è contemplato il riposo. Piuttosto ti schianti a terra ma non ti fermi

Chi ha frequentazioni d’epoca con il Salone del Libro ricorderà che qualche edizione fa, all’interno dei padiglioni, erano disseminate file di panchine in legno. Perché i lettori avranno tanti difetti, ma quello che è certo è che non sono dei maratoneti votati all’estremo sacrificio. Ogni tanto bisogna pur posare le chiappe da qualche parte.

Al Salone invece non si può. Puoi schiattare in mezzo alla calca più infernale, gettarti a terra, ma sederti giammai. Nelle parti esterne dei padiglioni hanno lasciato dei blocchi di cemento dove lo spazio di seduta è stato coperto da spunzoni acuminati. Se non hai panchine nel raggio di una decina di chilometri, quando i muscoli delle gambe s’irrigidiscono, anche infilarsi nel culo lo spuntone di cemento, pur di posare le terga da qualche parte, può essere una buona idea. Ho sentito una signora dire al marito: “Non è poi tanto scomodo”. E lui: “Sarà, ma preferisco stare in piedi”.

Insomma, il Salone non contempla il riposo dei lettori. Molti dei quali sono anziani e non possono gettarsi a terra come i seienni che bivaccano ovunque. Ho provato a posare le mie chiappe su un tavolino abbandonato ai bordi dell’Oval in una zona buia. Si sono materializzate dal nulla due gentili signorine che mi hanno fatto sloggiare per incollare un cartello con scritto: “Vietato sedersi”.

Al Salone è proibito fumare anche all’aperto. C’è da dire che la maggior parte dei visitatori, già al limite della sopportazione fisica per la stanchezza, se ne sbattono e fumano dove gli pare. Me compreso. Ma l’organizzazione si è premurata di riservare un gazebo (nella fotografia) dove si può accendere una sigaretta rispettando i 5 metri di distanza dai vicini. A parte il fatto che se stai camminando non puoi calcolare se quello che ti è davanti o dietro è a 5 metri, ma ancora meno valgono le distanze sotto il piccolo gazebo dove al massimo può fumare una persona alla volta, su un numero di gente calcolato in decine di migliaia. Se 50 mila, per dire, volessero fumare sotto il gazebo uno alla volta, l’ultimo si accenderebbe una sigaretta nel 2300.

Ho lasciato alla fine il tema delle toilette. A me sempre caro. Moltissime donne in coda, pochi gli uomini che usano l’orinatoio, si pisciano addosso perché ci si spintona anche lì, ma almeno fanno in fretta e tengono le code corte. Le toilette sono sporche, ma questo è comprensibile in un mega raduno come quello del Salone. Quello che invece non si capisce è perché non ristrutturano quella parte lì del complesso fieristico. Io suggerire il il modello Monaco di Baviera.

Molti anni fa sono stato all’Oktober Fest. La birra scorre a fiumi, le toilette ovviamente registrano un movimento di persone come una stazione nell’ora di punta. I tedeschi l’hanno risolta così. Un lunghissimo corridoio, diciamo almeno un centinaio di metri, dove in basso scorre uno scolo dell’acqua, tipo canale. Tutti (ovviamente ho visto solo le toilette degli uomini) pisciano contro un muro di pietra grezza da cui scende, come una cascata, un fiume d’acqua. Diciamo che possono pisciare almeno un centinaio di uomini in fila, uno a fianco dell’altro, senza divisori, con l’aggeggio in mano pronti a farla in un fiumiciattolo, dove scorre la pipì di tutti quelli che stanno a monte. Magari non è un grande spettacolo, ma è di una efficienza illuminante.

Ecco, forse il Salone potrebbe pensare a questa soluzione. Un lungo mura di pietra, che riporta frasi e versi di scrittori famosi, dove il lettore potrebbe pisciare ripassando Dante.

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