giorgio levi

Leonardo Del Vecchio: “Non mi aspettavo una reazione del genere. Ero pronto ad acquisire tutta Gedi. Il mio era un atto d’amore verso l’Italia”. Ma Elkann non molla il greco. La trattativa va avanti

L’intervista di oggi del Sole24Ore a Leonardo Del Vecchio svela retroscena che non ti aspetti sulla travagliata vicenda della cessione del Gruppo Gedi. L’erede dell’impero Luxottica (per sapere chi è leggere qui) nella pagina Finanza&Mercati dice: “Ho messo sul piatto 140 milioni per investire e rilevare il Gruppo Gedi e l’ho fatto rispettando la tempistica dettata dall’offerente. Ero pronto a rilanciare ancora perché questo investimento e il mio impegno personale nel realizzarlo è un gesto d’amore verso l’Italia, un atto di responsabilità verso il futuro. Ma la proprietà di Gedi alla fine ha fatto una scelta diversa. Che rispetto”.

Alla domanda perché ha scelto d’investire in un gruppo editoriale come Gedi, Del Vecchio risponde: “Gedi, con testate storiche, radio, produzione multimediale, rappresenta un patrimonio. Che non deve essere inteso come un bene da sfruttare nel breve termine, ma piuttosto come una infrastruttura di democrazia, cultura e partecipazione. Una base solida su cui costruire un progetto altrettanto solido e capace di essere in sintonia con un mondo dell’informazione in continua evoluzione. Da italiano e da imprenditore con fiducia nel Paese, per me era doveroso mettere sul tavolo un’alternativa italiana, che potesse dare continuità al valore dell’informazione”.

Capitolo John Elkann. Il Sole chiede: lo ha sentito? “Sì, ho preso contatto con John Elkann dopo avere inviato l’offerta vincolante. La famiglia Agnelli-Elkann ha custodito per tanto tempo un pezzo fondamentale di democrazia, informazione e cultura italiana. L’obiettivo non è cambiare l’anima del progetto ma offrirgli nuova energia, nuovi strumenti, un orizzonte per il futuro. La famiglia Agnelli ha scelto di non dar seguito alla mia iniziativa. E io rispetto la loro scelta anche se non la comprendo fino in fondo.

Negli ambienti finanziari si riferisce di un coinvolgimento di Lapo nell’operazione Gedi, è così? “No, sono legato a Lapo da una profonda amicizia, ma in questo progetto mi muovo da solo, nessuna cordata e lui non è coinvolto”.

Ma che cosa ne vorrebbe fare Del Vecchio del Gruppo Gedi. L’imprenditore risponde così: “Innanzitutto l’obiettivo è quello di rilanciare e non ristrutturare. E’ un progetto editoriale integrato: stampa, dgitale, radio, podcast, multimedialità, community, coinvolgimento. Non una operazione di mera acquisizione, ma un patto di lunga durata con l’Italia: investire in contentui di qualità, in indipendenza, in pluralismo, volto anche a formare nuove generazioni di giornalisti e comunicatori”.

Alla fine l’intervistatore domanda: sarebbe pronto a rilanciare? “Certo, e l’ho anche fatto presente alla proprietà. Ma evidentemente la scelta è stata fatta, come comunicato dal Gruppo Gedi. Onestamente ho fatto tutto questo perché mi aspettavo una reazione diversa”.

L’intervista affronta poi altri temi e Del Vecchio rivela che già l’estate scorsa le parti erano molto vicine all’accordo, ma poi è saltato tutto per via dello statuto di Delfin (Luxottica) che impone l’unanimità.

Di recente la premier Giorgia Meloni ha detto di non voler entrare in questa vicenda. Risposta corretta, certo. La politica, e ancor di più lo Stato, non possono e non debbono interferire. Ma una impresa editoriale non è solo una cosa privata, è anche un affare pubblico, di tutti noi cittadini. E’ un presidio di democrazia, come ha detto bene Del Vecchio. E spesso lo ha ricordato il presidente Mattarella. In questa triste vicenda si tratta di cedere il nostro, di tutti noi lettori e cittadini, un patrimonio culturale ad una impresa europea ma comunque straniera. Ovvero, affidare questo tesoro di libertà e di cultura italiana ad un editore che non ha mai espresso intenzioni sul futuro di testate e lavoratori. Del Vecchio lo ha fatto e ha dichiarato il suo amore per l’Italia. Forse ora che c’è in gioco il patrimonio culturale dell’Italia la premier Meloni potrebbe ripensarci.

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