
Per primo lo ha scritto qui Domani, il quotidiano di Carlo De Benedetti. Indiscrezioni che sono state confermate qui da Affari Italiani di Angelo Maria Perrino. John Elkann vuole chiudere la partita Gedi entro il 31 dicembre. La Stampa e La Repubblica sono dunque al capolinea della loro più travagliata storia degli ultimi anni. Al momento si tratta ancora sul prezzo.
La partita si gioca per La Stampa con Nem di Enrico Marchi e per La Repubblica con il greco Theodore Kyriakou, 51 anni, azionista e presidente di K Group, il conglomerato di società di proprietà della famiglia Kyriakou che comprende Athenian Holdings, il business globale della spedizione petrolifera creata e gestita dalla famiglia nel corso di diverse generazioni, il Gruppo Antenna, organizzazione internazionale di media e intrattenimento, e altri investimenti diversificati. Kyriakou è in affari con con Mohamed Bin Salman, 40 anni, patrimonio stimato di 1.400 miliardi di dollari, a novembre gradito ospite di Trump per discutere di nucleare e intelligenza artificiale.
In un primo tempo pare che Elkann abbia proposto al greco di prendersi con Repubblica anche la Stampa e le radio del gruppo Gedi (Capital, Deejay e M2O). Ma Kyriakou non ha dato segnali d’interesse per questo gruppone. In realtà Elkann aveva provato a convincere il giovane Leonardo Maria Del Vecchio (patrimonio stimato 8 milardi di dollari) tramite il suo fondo LMDV, a prendersi Repubblica per 100 milioni. Del Vecchio ne aveva offerti 70. Scrive Affari Italiani: “Una trattativa mai decollata, anche perché nel frattempo le vicende dell’eredità del patron Del Vecchio e quelle giudiziarie di Francesco Milleri hanno costretto a rallentare sulle altre partite”.
Resta da capire dove andrà La Stampa e a che prezzo. Per ora l’unica trattativa è quella riportata qui due giorni fa. Costo? Per Elkann 60-70 milioni. Per Marchi più o meo 50. La novità è questa che riporta Affari Italiani: “È probabile che verrà acquisita per poi, forse, venire a sua volta rivenduta. Magari ripulita di costi di gestione ritenuti eccessivi”. Ipotesi abbastanza improbabile considerato che Marchi è a capo di un gruppo editoriale e che questo è il suo mestiere. Può essere che si sia fatto avanti un altro acquirente (un fondo?) interessato a comprare e a rivendere il giornale.